Con il nuovo anno inizia il progetto ‘RiST2, la ricerca continua’, di cui Irpi-Cnr è capofila. Finanziato dalla Fondazione Crt di Torino, il progetto ha il duplice obiettivo di consolidare le attività svolte nel progetto precedente ‘RiST: ricerca scientifica e tecnologica nel bacino glaciale della Bessanese’, appena terminato e di dare l’avvio a nuove interessanti iniziative. Il gruppo GeoClimAlp dell’Irpi-Cnr prosegue, così, le sue ricerche in alta quota con particolare riferimento allo studio delle relazioni fra variabilità climatica e processi morfodinamici.
Iniziato nella primavera 2016, il progetto RiST aveva l’obiettivo di svolgere attività di ricerca scientifica e tecnologica in ambiente alpino di alta quota mediante la realizzazione di un programma che si avvalesse di sistemi tecnologicamente avanzati in grado anche di trasmettere contenuti scientifici finalizzati ad incrementare una più consapevole fruizione turistica dell’ambiente montano.
I principali risultati raggiunti sono stati:
– la realizzazione di un sito di ricerca sperimentale in ambiente alpino di alta quota, all’interno del quale sono stati installati strumenti di ultima generazione e mediante il quale è stato possibile sviluppare conoscenza ad alto contenuto scientifico e tecnologico, esportabile in altri bacini alpini;
– la sperimentazione e l’applicazione di strumenti e metodi di studio innovativi, messi a punto per garantire la qualità dei dati, la riferibilità metrologica e l’analisi delle incertezze di misura;
– lo studio delle relazioni fra la variabilità climatica e i processi morfodinamici che caratterizzano gli ambienti alpini di alta quota, con particolare riferimento al ruolo della temperatura e degli scambi termici fra aria e materiali geologici (principalmente rocce e detriti);
– lo svolgimento di attività di formazione verso giovani laureandi e laureati, finalizzata all’individuazione sul campo delle principali dinamiche geomorfologiche degli ambienti alpini di alta quota, compresi gli aspetti di pericolosità geo-idrologica associati;
– la realizzazione di un servizio gratuito di erogazione delle immagini provenienti dal bacino glaciale della Bessanese, finalizzato all’osservazione delle condizioni ambientali e meteorologiche del bacino, da utilizzarsi per diverse attività (soccorso alpino, elitrasporto, realizzazione e manutenzione di infrastrutture e sentieristica, attività sportive ed escursionistiche) e per diffondere e valorizzare le valenze ambientali e paesaggistiche del territorio;
– la divulgazione delle attività e la promozione di Balme in ambito nazionale ed internazionale, nonché il ruolo di attrattore che il progetto ha avuto nello sviluppo di nuove iniziative e di importanti partnership.
Lo studio delle relazioni fra la variabilità climatica e i processi morfodinamici che caratterizzano gli ambienti alpini di alta quota rappresenta uno degli aspetti più importanti del progetto: mediante l’utilizzo di micro data logger messi a disposizione dal partner MeteoMet che ne ha valutato anche l’incertezza delle misure, è stato possibile misurare con elevata accuratezza la temperatura di diversi tipi di roccia, detrito grossolano, detrito fine e acqua e confrontarla con la temperatura dell’aria osservata alla stazione meteorologica presente nel bacino e gestita da ARPA Piemonte.
Le acquisizioni sono iniziate nel luglio del 2016 e sono tuttora in corso. La notevole quantità di dati acquisiti, senza alcuna interruzione, ha permesso di quantificare correttamente le differenze termiche e i tempi di risposta dei diversi materiali geologici considerati, in relazione alla temperatura dell’aria. Un esempio: si consideri una giornata estiva di sole, a 2700 metri di quota, sulle Alpi, con una temperatura dell’aria di 13 °C (± 0,4°C) relativamente stabile nelle ore centrali (±2 °C); in queste condizioni la temperatura raggiunta dalla roccia dopo qualche ora, in condizioni di buona esposizione ed a una profondità di 10 cm, è stata di 33 °C (± 0,17°C).
Che la roccia si scaldi al sole ovviamente non è una novità: la novità è sapere ‘quanto’ si scalda, in quanto tempo si scalda e si raffredda, a che tipo di roccia si fa riferimento e con che incertezza misuriamo il dato. Queste informazioni costituiscono uno dei primi esempi in campo internazionale di utilizzo di sensoristica metrologicamente riferita, cioè di cui si conosce l’incertezza delle misure. La conoscenza delle proprietà termiche dei materiali geologici negli ambienti alpini di alta quota è di estrema utilità in studi sulla pericolosità e sul rischio geo-idrologico.
I risultati conseguiti sono frutto dello sforzo messo in campo da tutti i partner del progetto, dai fornitori e dai collaboratori che a vario titolo sono stati coinvolti: dai colleghi dell’Irpi-Cnr Marta Chiarle e Paolo Silvestri, al partner MeteoMet (INRiM Torino) nelle persone di Andrea Merlone, Graziano Coppa, Chiara Musacchio e Francesca Sanna; dal Comune di Balme nelle persone del vicesindaco Guido Rocci e dell’assessore Gianni Castagneri al Rifugio Bartolomeo Gastaldi ed al suo gestore Roberto Chiosso con tutto il suo staff, da Renato Riva di Panomax Italia a Secondo Barbero di ARPA Piemonte.
Dopo due anni di ricerca e di sperimentazione, il bacino glaciale della Bessanese è diventato un sito pilota ed un punto di riferimento per molte attività di ricerca e di divulgazione scientifica che hanno nell’ambiente alpino di alta quota il loro contesto territoriale. Grazie a Fondazione Crt sarà possibile proseguire queste attività nell’ambito del progetto ‘RiST2’, che inizia a gennaio 2018 e terminerà nel giugno del 2020.
Oltre al proseguimento delle attività avviate, il progetto ‘RiST2’ presenta importanti novità: fra tutte vi è sicuramente l’allargamento del partenariato che, oltre all’INRiM, al Comune di Balme ed al Rifugio Bartolomeo Gastaldi, vede ora anche il coinvolgimento della Sezione di Torino del Club Alpino Italiano e del Museo Nazionale della Montagna ‘Duca degli Abruzzi’ del Cai. L’allargamento del partenariato offre al progetto l’opportunità di svolgere con maggior efficacia alcune delle nuove iniziative messe in cantiere, e cioè la realizzazione di un ‘Atelier di formazione alla ricerca in alta quota‘ nonché la valorizzazione del Vecchio Rifugio-Museo Bartolomeo Gastaldi.
La realizzazione di un ‘Atelier di formazione alla ricerca in alta quota’ è finalizzata alla formazione di studenti universitari verso i metodi della ricerca scientifica e delle loro dirette applicazioni sul campo. L’obiettivo principale dell’Atelier è quello di introdurre i giovani alle questioni e ai metodi della ricerca scientifica, attraverso un percorso di progettazione e attuazione di un’attività di ricerca originale direttamente sul campo. Gli studenti saranno i veri protagonisti dell’Atelier: i ricercatori Irpi-Cnr avranno il ruolo di stimolarli ed accompagnarli nell’elaborazione e nella realizzazione dell’idea progettuale, guidandone in modo formativo le scelte e favorendo lo scambio di informazioni e competenze tra le diverse discipline scientifiche. L’Atelier avrà una cadenza annuale e una durata di 6 giorni, la base logistica sarà il Rifugio Gastaldi, l’area di studio il bacino glaciale della Bessanese.
La valorizzazione del Vecchio Rifugio-Museo Bartolomeo Gastaldi consisterà nell’allestimento di un’apposita ‘Saletta del presente’: inizialmente in questa saletta saranno esposti i risultati dei progetti RiST e RiST2, ma potranno anche essere ospitati contributi provenienti da altre iniziative, al fine di ampliare il patrimonio documentale offerto. Sempre in questa saletta, verranno svolte anche le attività dell’Atelier.
Altra importante iniziativa riguarda l’approfondimento delle conoscenze sulle relazioni fra clima e processi morfodinamici. Nello specifico, si andranno a documentare anche processi di lenta evoluzione (es. movimento di rock glacier). Per questa attività vi sarà il coinvolgimento dei colleghi del gruppo di Geomonitoraggio dell’Irpi-Cnr di Torino, che effettueranno periodici rilevamenti mediante droni e realizzeranno dettagliati modelli digitali del terreno. Saranno poi incrementati i punti di misurazione della temperatura in roccia, a diverse profondità e in litotipi diversi e una fattiva collaborazione con ARPA Piemonte per lo scambio di dati e di sensoristica meteorologica utile al progetto. Infine, a supporto di molte delle attività del progetto ‘RiST2’, verrà attivato un apposito assegno di ricerca della durata di un anno.