Rispettare le regole a manganellate in testa? Non ci sembra un metodo salutare né per chi le riceve né per chi le rifila come ha sottolineato giustamente il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella a seguito dei fatti di Pisa per diversi oridini di motivi.
Quello legale e giuridico, per iniziare, dove va fatta valera la forza del diritto e il diritto della forza. I cittadini sono ben più che ‘popolo bue’ da governare con il bastone specie poi quando lo si usa anche a sproposito e senza alcun motivo.
Quello morale, per proseguire, perché è davvero abietto abusare della propria posizione per rivalersi delle proprie frustrazioni scarcando mazzate sulle schiene altrui, soprattutto quando quelle schiene sono di minorenni inermi che hanno la sola colpa di voler far sentire la propria voce.
Quello etico, per finire, perchè per svolgere un lavoro delicatissimo come quello degli operatori dell’ordine pubblico bisogna avere qualità fuori dal comune e volontà al di sopra della media. Bisogna essere in grado anche di discernere se un ordine ha senso e non eseguirlo in maniera cieca ed asettica. Etica e deontologia professionale sono alla base del patto non scritto fra cittadini e tutori dell’ordine se mancano viene meno il patto.
Il rispetto si da e poi si riceve
Detto ciò, il balletto delle responsabilità – che sono tante e molto evidenti – è iniziato subitissimo cercando in ogni modo da parte della catena di comando diretta e delle forze di governo di scaricare, in qualche modo, le colpe sui giovanissimi manifestanti di Pisa alludendo e poi parlando apertamente di provocazioni ai poliziotti.
Una situazione surreale in cui sembra di assistere a qualcosa di già visto (Genova- Diaz n.d.r) e che non vorremmo finisse sempre allo stesso modo: senza responsabili e con quintalate di fango gettato addosso ai poveri cristi malcapitati.
Salvo poi appurare anni dopo tutti gli errori, le colpe ed il dolo addirittura nelle azioni di polizia che oggi qualcuno addirittura glorifica pontificando sull’intoccabilità delle forze dell’ordine dimentico del fatto che è proprio così che si è rotto quel patto civico fra il cittadini ed i propri rappresentanti: di fronte alla manifesta ingiustizia e protervia del potere e del suo esercizio.
Magari la soluzione è proprio lì davanti a tutti: manifestanti che rispettano le regole e forze dell’ordine identificabili con quel numeretto ben visibile sulle divise che è segno di civiltà in tanti altri Paesi democratici nel mondo unito ad un po’di sana tecnologia concretizzata nelle bodycam indossabili dai nostri tutori dell’ordine.
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