Come più volte sottolineato dagli analisti, la crescita economica dell’Italia sta procedendo spedita. Sta superando addirittura le stime elaborate nei mesi scorsi. Le analisi sui prezzi al consumo in Italia, però, ci dicono che l’inflazione potrebbe rappresentare un fattore di rischio per questa corsa. Vediamo quali meccanismi scattano e quali potrebbero essere le conseguenze dell’inflazione in Italia in questo momento.
Effetto domino
Il primo tassello di questo mosaico è la notizia resa nota il mese scorso dal ministro per la Transizione ecologica Roberto Cingolani sui rincari delle bollette luce e gas. Un rincaro dovuto a una penuria generalizzata di materia prima gas che non riesce a soddisfare la richiesta che al contrario si è moltiplicata. Il rincaro dell’energia si è trasferito a cascata, oltre che sulle bollette domestiche e professionali, anche sui generi alimentari, quelli par la casa e la persona. Il secondo tassello riguarda la produzione industriale che se da un lato è in forte ripresa dall’altro sconta la penuria di materie prime dovuta proprio allo stop and go della pandemia.
Il carrello della spesa
I dati (provvisori) Istat sui prezzi al consumo di settembre 2021 dicono che l’indice nazionale dei prezzi al consumo (NIC), al lordo dei tabacchi, ha registrato un aumento del 2,6% (il mese precedente era sul +2%) su base annua mentre su base mensile è diminuito dello 0,1%. I beni energetici che, abbiamo visto, hanno dato l’avvio al processo inflazionale, hanno subito un aumento del 20,2%; la componente regolamentata ha visto un aumento del 34,3%, quella non regolamentata del 13,3%. Un aumento dell’1,2% lo hanno registrato i beni alimentari, l’1% quelli durevoli, il 2% i servizi relativi ai trasporti, 1,8% i servizi ricreativi, culturali e per la cura della persona.
L’inflazione acquisita per il 2021 coincide con un +1,7% per l’indice generale e con un +0,8% per la componente di fondo. Volata anche i prezzi dei beni per la cura della casa e della persona che raggiungono un +1,2% per i prodotti ad alta frequenza di acquisto che raggiungono un +2,8%. Sempre secondo le stime preliminari, l’indice armonizzato dei prezzi al consumo (IPCA) registra un aumento dell’1,4% su base mensile e del 3% su base annua (ad agosto era sul +2,5%). “La diversa dinamica congiunturale dell’IPCA rispetto al NIC – conclude il documento – si deve alla fine dei saldi estivi, di cui il NIC non tiene conto.“
Il rischio inflazione in Italia
I dati appena illustrati ci riportano al gennaio 2013 quando l’inflazione salì al 2,2%. Un neo nella situazione globale che vede l’Italia in piena ripresa dopo la pandemia. I consumi sono aumentati del 3,4%, gli investimenti fissi lordi del 2,4%. Le importazioni e le esportazioni si attestano su un +2,3% e 3,2%. Effetto dell’aumento dei posti di lavoro e delle ore lavorate ma più in generale della risposta dell’Italia a questa fase della pandemia. Questi ottimi
risultati sono infatti il frutto dell’avanzamento della campagna vaccinale (il 70,9% della popolazione italiana ha completato il ciclo vaccinale) che ha consentito la riapertura delle attività lavorative. Il rialzo dell’inflazione potrebbe vedere tra le sue conseguenze la frenata di questo trend positivo. L’aumento dei prezzi nel carrello della spesa potrebbe portare, ovviamente, a una nuova contrazione dei consumi e quindi di conseguenza una riduzione del Pil.