I cambiamenti climatici sono collegati alle emissioni di gas serra nell’atmosfera. Pochi sanno che il principale responsabile dell’inquinamento urbano è il riscaldamento domestico.
Riscaldare la propria casa, quindi, rischia di produrre un grande impatto sull’inquinamento e i cambiamenti climatici, a meno che non si intervenga utilizzando soluzioni di riscaldamento più efficienti ed ecocompatibili.
Gli incentivi statali e il calo dei prezzi delle tecnologie per l’efficienza energetica rendono possibile una forte riduzione degli inquinanti prodotti dagli impianti di riscaldamento, oltre a grossi vantaggi nel risparmio sulle bollette.
Il surriscaldamento climatico è prevalentemente attribuibile all’effetto di rifrazione dei raggi solari all’interno dell’atmosfera terrestre causato dall’innalzamento dei livelli di Gas Serra. Il principale gas serra prodotto dalle attività umane è la CO2, anidride carbonica, che rappresenta circa il 75% delle emissioni globali di gas serra. La produzione di anidride carbonica è principalmente legata alla combustione di combustibili fossili (carbone, petrolio e suoi derivati, gas naturale), sfruttata per produrre energia elettrica, per riscaldare e per la locomozione. L’unico modo per evitare, quindi, che sul pianeta si inneschino cambiamenti climatici irreversibili e dannosi per l’uomo è quello di ridurre tali emissioni, in modo tale da contenere l’innalzamento della temperatura media globale entro i 2 °C entro il 2050.
Riscaldamento Domestico: il Principale Responsabile delle Emissioni Urbane
Secondo i dati elaborati da Abbassalebollette.it (http://www.abbassalebollette.it), startup leader nel settore del risparmio energetico per la casa, il principale responsabile delle emissioni di gas serra nelle città è il riscaldamento domestico. Al secondo posto tra le cause dell’inquinamento da gas serra troviamo la mobilità urbana privata, cioè le autovetture dei cittadini, e al terzo posto la produzione di energia elettrica, con percentuali variabili su tutto il territorio italiano. Secondo le rilevazioni ISTAT relative all’anno 2014 in materia di impianti di riscaldamento domestico, le principali fonti di riscaldamento utilizzate dagli italiani per la casa sono:
- metano (70%)
- pellet e legna (15%)
- GPL (6%)
- energia elettrica (5%)
- gasolio (4%)
Con un forte trend in crescita per le biomasse (pellet e legna) e un continuo trend in decrescita per il gasolio, che rappresenta ancora la fonte di riscaldamento meno efficiente e più costosa. Per quanto riguarda le biomasse, va ricordato che gli alberi e le piante assorbono CO2 per produrre ossigeno, per questo vengono considerate alla stregua di un combustibile ecologico, anche se, a differenza degli altri combustibili, rilasciano nell’ambiente altissime concentrazioni di particolato e di Monossido di Carbonio, velenoso e tossico per l’uomo. In questo scenario e con queste diffusioni dei combustibili, la prima soluzione per ridurre le emissioni di CO2 all’interno delle abitazioni degli italiani è quella di adottare caldaie sempre più efficienti, come le Caldaie a condensazione. Questo tipo di caldaie a gas, infatti, permettono di abbattere non solo le emissioni di CO2, ma anche quelle degli ossidi di azoto. La maggiore efficienza di queste caldaie, circa il 10% in più rispetto a quelle tradizionali, le rende inoltre convenienti, nonostante un prezzo di acquisto lievemente superiore che si attesta, secondo i dati di abbassalebollette.it, intorno ai 1500 euro, a salire fino ai 2500 euro in caso di potenza termica maggiore o necessità particolari di installazione.
Il costo di queste caldaie ha un trend in decrescita costante, considerando anche che per legge le caldaie tradizionali non possono essere più prodotte. L’energia elettrica viene invece utilizzata poco dagli italiani per il riscaldamento della casa (la percentuale di utilizzo dell’energia elettrica cresce invece se si parla di riscaldamento dell’acqua calda sanitaria, grazie all’ampia diffusione di scaldabagni elettrici, attestandosi al 15%) e di questa piccola percentuale, buona parte è assorbita da stufe alogene e sistemi di riscaldamento non integrati. Proprio l’energia elettrica, invece, andrebbe rivalutata come fonte di riscaldamento, in quanto non emette direttamente CO2 nell’aria, è affidabile ed è molto sicura. Il dispositivo principale che permette di sfruttare l’energia elettrica per riscaldare la casa è la Pompa di Calore, un’apparecchiatura in grado di estrarre calore dall’aria circostante o dall’acqua del sottosuolo, con un fattore di efficienza davvero elevatissimo.
La pompa di calore è poco diffusa in Italia anche per i costi di installazione che sono certamente maggiori delle caldaie tradizionali. Tuttavia, sempre secondo i dati di abbassalebollette.it, l’impianto di riscaldamento a pompa di calore si ammortizza mediamente in 5-7 anni ed ha una durata media di almeno 20 anni, offrendo da subito un risparmio del 70% sulla bolletta del gas. Inoltre, per quanto riguarda la produzione di acqua calda sanitaria, sempre sfruttando la corrente elettrica, è possibile sostituire la caldaia con uno scaldabagno a pompa di calore, molto più efficiente delle caldaie e degli scaldabagni tradizionali, abbinabile ad un impianto solare termico, che produce acqua calda direttamente attraverso l’irraggiamento solare. Infine, i fornelli a gas della cucina potrebbero essere sostituiti con dei piani di cottura ad induzione. In questo modo, l’intero fabbisogno termico della casa può essere soddisfatto da energia elettrica e non da combustibili fossili.
Anche l’energia elettrica comporta emissioni di CO2
Per quanto, come abbiamo visto, il fabbisogno termico di una casa possa essere soddisfatto senza ricorrere alla combustione diretta di combustibili fossili, anche l’energia elettrica ha un suo impatto sui gas serra. Infatti, nonostante il continuo trend di crescita del mix di fonti rinnovabili nella produzione nazionale di corrente elettrica, la produzione di corrente elettrica dipende ancora in larga parte dalla combustione di combustibili fossili, circa il 62% della produzione netta nazionale, secondo i dati Terna. Approvvigionandosi dalla rete elettrica, quindi, si sposta il luogo della combustione dalla propria abitazione alle grandi centrali termiche, ma non si risolve del tutto il problema della CO2, dei gas serra e di tutti gli inquinanti rilasciati nell’aria con la combustione. Per tali motivi, la soluzione migliore per agire sulle emissioni dannose può essere, ancora una volta, riportato a livello della singola abitazione. La corrente elettrica può essere prodotta infatti anche dagli utenti privati, mediante l’installazione di impianti fotovoltaici domestici o condominiali. La produzione di energia elettrica dal sole non comporta emissioni di gas serra e, soprattutto, rappresenta un ottimo investimento per ridurre anche il costo delle bollette della luce.
Siamo Tutti Responsabili dell’Aria che Respiriamo
Da quello che abbiamo potuto vedere, ogni singola abitazione può essere causa, e allo stesso tempo soluzione, dei problemi connessi al surriscaldamento globale. Per cui, quando si parla di clima e gas serra, non bisogna fare l’errore di credere che tali problemi riguardino solo i governi o le multinazionali. Ogni cittadino può, e deve, contribuire alla riduzione dei gas serra con i mezzi a sua disposizione che, come abbiamo visto, sono molteplici. Inoltre, sempre per favorire l’adozione di tecnologie più pulite, i vari governi che si sono succeduti negli ultimi anni in Italia hanno sempre promosso gli Incentivi Fiscali come strumento di facilitazione per l’accesso alle nuove tecnologie basate su fonti rinnovabili ed efficienza energetica. Se lo sforzo sarà condiviso anche dai nuovi paesi in forte espansione industriale, come Cina ed India, gli obiettivi fissati durante la COP 21 di Parigi non solo saranno possibili, ma addirittura saranno facili da raggiungere e convenienti per tutti.