Risalire alle origini dell’arretratezza economica dell’Italia. Secondo Michele Boldrin, economista italiano e professore alla Washington University in St. Louis, per capire perché l’Italia è diventato un paese arretrato bisogna risalire agli anni ’70.
A partire da quegli anni l’Italia, dopo circa 2 decadi e 25 anni circa di crescita, la crescita si interrompe soprattutto a causa dell’arrivo del primo e secondo shock del petrolio.
Questo, oltre a mutare profondamente il panorama del settore dei trasporti, delle automobili e simili. E questo richiese una forte innovazione e conversione in una direzione. Questo nasconde l’arrivo della tecnologia digitale.
L’Italia passa la seconda parte del decennio degli anni ‘70 e la seconda parte del decennio degli anni ‘80 a cercare di ristrutturare se stessa attraverso l’intervento pubblico per scongiurare il deterioramento dell’esistente.
Attraverso l’IRI, Istituto per la Ricostruzione Industriale, sin dalla fine anni 60 e inizio anni 70 diventa il carrozzone attraverso il quale adoperare la nazionalizzazione delle imprese, dando via a operazioni di assorbimento sempre maggiori.
E’ in questo momento che nasce successivamente la GEPI, si tratta della Società per le Gestioni e Partecipazioni Industriali, e una serie di strumenti che nel tentativo di difendere l’esistenza anziché trasformarla.
Così il sistema economico italiano viene fasciato. Bloccandone definitivamente l’aspetto dell’innovazione tecnologica, la capacità di adattarsi e modificarsi rispetto al cambiamento economico e sociale.
La produttività dei fattori
Il grafico della produttività totale dei fattori, che consiste in una misura aggregata di produttività, che cattura abbastanza efficacemente il trend della crescita.
Mostra un’enorme crescita dell’Italia dal dopoguerra. Dal 1946 in avanti avviene il cosiddetto miracolo economico italiano, e raggiunge il suo massimo attorno al 1975-1978. Successivamente a questo periodo la curva si appiattisce e cala.
Oggi, secondo il professore Michele Boldrin, sta accadendo una cosa strettamente analoga, invece di comprendere l’errore del cercare di conservare l’esistente.
Il problema culturale
“Gli italiani sono troppo convinti che ciò che fanno, la maniera di vivere, lavorare, sia il modo migliore al mondo per farlo. – ha affermato il professore Michele Boldrin in occasione della conferenza Il ruolo dell’UE tra soluzioni e compromessi – Questa è un’ideologia folle e anche ridicola. Non è vero che in Italia ci sono le spiagge più belle del mondo e il cibo più buono. Siccome siamo convinti di questo, la reazione degli italiani negli ultimi cinquant’anni, al mondo che cambia attorno a noi, agli shock economici e ai cambiamenti sociali è stata quella di conservazione dell’esistente e la sua preservazione.
E’ come se stessimo trattando come fosse un parco archeologico la nostra maniera di vivere e di fare impresa. L’origine della crisi è questa.”