Da quando il Ministero della Difesa ha iniziato la dismissione del suo patrimonio immobiliare, che comprende anche le caserme, si è aperta una pagina importante nel capitolo della riqualificazione ambientale. Un concetto, questo, che può avere declinazioni diverse e che oggi tende sempre più verso la sostenibilità. Grazie a demanio, amministrazioni locali e istituti di credito le comunità locali non solo si riappropriano di spazi inutilizzati ma guadagnano la possibilità di vivere il loro quotidiano in modo totalmente nuovo.
La riqualificazione ambientale delle caserme dismesse
Oggi vi parliamo di un progetto di riqualificazione ambientale che ha coinvolto il comune di Rivalta di Torino: “Casermette Social Park”. In una zona degradata, caratterizzata dalla presenza di insediamenti industriali che hanno generato un’urbanizzazione forzata, Casermette Social Park ha creato un nuovo tessuto urbano come ci spiega l’architetto Cristiana Chiorino, dello Studio Associato Comunicarch.
In quale contesto urbano e sociale si inserisce il progetto “Casermette Social Park”?
Il progetto è il primo tassello di un più ampio programma di riqualificazione ambientale che il Comune di Rivalta sta portando avanti sull’area degli ex depositi militari di artiglieria, 106 mila quadri tra gli stabilimenti Avio e Fiat, e che è oggetto di un piano particolareggiato. Obiettivi primari di “Casermette Social Park” sono, da un lato il recupero ambientale di un’area oggi degradata, dall’altro la ricostruzione di un’identità unitaria tra le aree urbanizzate ora sfrangiate e non ultima la sensibilizzazione della cittadinanza verso le questioni ambientali locali, territoriali e globali. La dotazione di potenti assi infrastrutturali e la vicinanza ai complessi industriali ha portato all’espansione urbana delle frazioni rurali, con l’insediamento di centinaia di famiglie, a cui il Comune ha fatto fronte con la progressiva dotazione di servizi scolastici, sociali, sportivi, di piste ciclabili lungo le strade più importanti (di fatto tangenti all’area in progetto), ma non di aree verdi. Al verde (e in parte ad una nuova collocazione di edilizia economico e popolare) è stata destinata buona parte del complesso dei depositi di artiglieria delle Casermette, abbandonato dai militari e acquisito dal Comune, e sino ad ora in massima parte in abbandono: l’area a cui si riferisce il presente progetto.
Quali elementi di sostenibilità ambientale sono stati considerati nella fase progettuale?
“Casermette Social Park” è uno degli 8 progetti vincitori del bando Restauro Ambientale Sostenibile promosso da “Fondazione Compagnia di San Paolo”, nell’ambito della Missione Proteggere l’ambiente dell’Obiettivo Pianeta, per sollecitare interventi concreti e sostenibili per la rigenerazione, la protezione e la valorizzazione del patrimonio naturale delle aree maggiormente antropizzate dei territori di Piemonte e Liguria.
Quali sono, secondo lei, i pilastri sui quali si deve basare un progetto di riqualificazione urbana oggi?
La funzione di verde “di quartiere” comporta una relazione con il contesto territoriale e paesaggistico che deve sempre essere studiata in modo partecipato:
- Orti didattici per le scuole e per la comunità locale;
- Prestazioni dell’area verde per il loisir e il tempo libero di una gamma di fruitori diversi per età e interessi specifici e progressivo inserimento di Attrezzature integrate con l’area verde, variabile in ragione delle esigenze ed opzioni espresse nel percorso partecipativo dalle Scuole, dai Centri di Aggregazione Giovanile, dalle biblioteca di quartiere etc..
In quanto tempo è prevista la realizzazione del “Casermette Social Park”?
Nelle fasi di progettazione esecutiva e di redazione del capitolato si devono ottimizzare gli interventi previsti in termini di sostenibilità e di adeguatezza rispetto alle situazioni locali, in particolare per quanto riguarda:
- la scelta delle specie vegetali (arboree, arbustive e erbacee) e i criteri per la loro messa a dimora;
- le soluzioni adottate per la accessibilità alla fauna selvatica;
- le soluzioni adottate per assicurare la migliore gestione delle acque meteoriche;
- le indicazioni per la gestione delle aree ad orti e i servizi previsti per l’intera area verde (compostaggio, vivaio etc.);
- il piano di gestione e manutenzione delle aree verdi.
In particolare il progetto verrà realizzato tenendo conto dei requisiti posti dai Criteri Ambientali Minimi (CAM) ad oggi definiti, che, per quanto riguarda il presente progetto coinvolgono la gestione del verde pubblico, acquisto di ammendanti, piante, impianti di irrigazione e arredo urbano (vedi DM n. 63 del 10 3 2020: CAM per il servizio di gestione del verde pubblico e la fornitura di prodotti per la cura del verde).2 A.