Di recente si è tornato a parlare di un enzima che tre anni fa era balzato agli onori della cronaca scientifica per importanti studi al riguardo. Rines: in questo semplice nome potrebbe essere racchiuso un passo avanti determinante nella cura di depressione, ansia, attacchi di panico e di tutta una serie di disturbi di rilievo che colpiscono ogni anno sempre più soggetti. La ricerca in tal senso non si è mai arrestata. La depressione, identificata spesso come male oscuro, è stata ormai abbondantemente definita dall’OMS (Organizzazione mondiale della Sanità) come la malattia del secolo.
La ricerca in questione, pubblicata al tempo sul Journal of Neuroscience, è stata condotta da un team di medici giapponesi, guidati da Jun Aruga, presso il RIKEN Brain Science Institute di Wak? City. Lavorando su cavie da laboratorio, avevano individuato Rines, un enzima che si trova nel cervello e che manovra letteralmente la MAO-A,(monoamminossidasi di tipo A), una proteina coinvolta nei processi emozionali, in primis in quelli che riguardano gli abbassamenti d’umore. In base alla presenza più o meno alta della suddetta proteina, gli individui manifestano uno stato d’animo piuttosto che un altro. In parole povere, Rines interviene sull’attività di regolazione della MAO-A come una sorta di falce che va progressivamente a frammentare le molecole dei neurotrasmettitori che influenzano l’emotività ovvero la dopamina, la serotonina e la noradrenalina.
Chiunque sia interessato da stati più o meno gravi di stress avrà sicuramente sentito anche solo vagamente parlare di queste sostanze chimiche, le prime che cominciano a funzionare male. La dopamina è indispensabile nel processo produttivo delle endorfine (le principali responsabili degli stati di piacere, di dolore, ecc…). La serotonina è importante per il “settaggio” del nostro orologio interno (ritmi del sonno, temperatura corporea, regolazione dell’automatismo intestinale, ecc…). Infine la noradrenalina è la fautrice del nostro livello di energia: senza di essa, saremmo simili ad una batteria scarica.
Gli studiosi hanno notato che in assenza di MAO-A le cavie manifestavano un comportamento aggressivo e antisociale. In assenza invece di RINES (ma con livelli alti di MAO-A) le cavie si dimostravano ansiosi ed in preda ad un acuto nervosismo.
Ad oggi la possibilità di agire su questo enzima e conseguentemente sulla proteina apre una finestra sulla potenziale produzione di nuovi farmaci deputati al trattamento degli stati depressivi, nonchè di problemi gravi di comportamento e personalità.