Riforma della Giustizia in Italia è un tema che ha una ciclicità che potremmo definire vichiana e saremmo molto clementi nella nostra definizione rispetto al pensiero comune che, invece, adopera altri termini per descrivere i tentativi – ma anche i non tentativi – di portare a casa una riforma della giustizia che è complessa ed importante.
Certo stavolta la questione è diversa e, forse, ancora più spinosa del solito perché tutti sanno che questa è una delle Riforme che l’Europa esige dall’Italia quale punto fondamentale per liberare verso il nostro Paese una quantità di risorse previste dal PNRR che s’incardinano proprio su di esse.
In sintesi: è l’Europa che ce lo chiede!
In realtà dovremmo essere noi, invece, così lungimiranti da capire che la Giustizia così com’è in Italia fa acqua da tutte le parti. Il processo civile, amministrativo e penale non solo è farraginoso e governato da tante di quelle normative successive e sovrapposte che ormai tutto è divenuto un garbuglio davvero difficile da attaccare.
Bando alle ciance, fuori di metafora basti dire che l’iter della riforma Cartabia è già stato aspro e irto di mille difficoltà, nonostante sia una riforma che si dedica maggiormente al problema procedurale e non anche al bubbone delle carriere e degli organici oltre la specificità e l’azione azione penale (soprattutto).
Riforma della giustizia; dopo il CdM in Aula alla Camera passa con 396 voti a favore e 57 contrari e ora va in Senato
Dopo aver licenziato il testo per ben due volte in CdM il testo della riforma, emendato e rimodellato dall’azione di mediazione del Capo del Governo che ha dovuto dar fondo a tutta la sua esperienza per far fronte alle due forze centrifughe in senso opposto di M5S e pd da un lato e centro destra dall’altro all’interno della stessa maggioranza governativa.
Da un lato il lato l’impeto giustizialista e dall’altro quello garantista che hanno partorito un compromesso che si vede soprattutto in alcuni punti ben precisi in tema di proroghe della prescrizione per i reati di:
- associazione mafiosa
- scambi politica mafia
- associazione ai fini di spaccio
- violenza sessuale
- terrorismo ed eversione
La questione era proprio che il primo testo della ministra Cartabia non faceva distinzione e abbassava di molto la prescrizione indiscriminatamente. Ovviamente alla fine entrambe le parti hanno fatto prontamente sapere di essere uscite vittoriose dal compromesso (?!)
La prescrizione portata a due anni per tutti gli altri reati entrerà in vigore a step e per i reati commessi a partire dal 2020.
Sentir parlare di vittoria e sconfitti riguardo ad una riforma così fondante fa un po’sorridere, per non piangere, in verità perché garanzie per la difesa e diritto degli imputati ad un giusto processo in tempi umani da un lato e diritto delle vittime o loro cari alla persecuzione dei reati dovrebbero essere opzioni di default del sistema non vertenze su cui accapigliarsi.
Riforma della Giustizia: gli altri nodi da sciogliere
Resta, come accennavamo, irrisolto tutto il problema dello squilibrio del sistema giudiziario italiano, tutto pendente a favore delle Procure che si sono viste via via negli caricare di tantissimo lavoro ma anche di un potere smisurato che poco si confà al consesso di uno stato democratico incardinato sulla tripartizione dei poteri.
Resta il problema delle carriere di magistrati e giudici che s’incrociano pericolosamente, resta il nodo traumatico del CSM dopo i fatti che sono assurti alle cronache negli ultimi tempi e resta irrisolto anche il tema dell’organico degli uffici giudiziari che sono e saranno ancora per molto sempre più sguarniti di personale amministrativo che poi è quella rotella dell’ingranaggio processuale che inceppandosi ferma tutto il sistema.
Certo sono tuttora sul tappeto i quesiti referendari, che giocoforza seguono un’altra strada, ma questa è un’altra storia che racconteremo prossimamente.