Non tutti i rifiuti Raee seguono le vie legali dello smaltimento. A dimostrarlo c’è un’inchiesta di Altroconsumo che, per sei mesi, ha seguito, grazie all’installazione di microchip, 370 Raee destinati allo smaltimento. Di questi solo il 66% sono arrivati alla giusta destinazione. E gli altri?
Rifiuti Raee: quali sono le regole dello smaltimento
I RAEE (Rifiuti di Apparecchiature Elettriche ed Elettroniche) si dividono in 5 categorie:
- R1 – freddo e clima (frigoriferi, condizionatori e scalda-acqua);
- R2 – grandi bianchi (lavatrici, lavastoviglie, forni, piani cottura, etc…);
- R3 – tv e monitor;
- R4 – piccoli elettrodomestici, elettronica di consumo, apparecchi di illuminazione e altro (macchine fotografiche, proiettori, utensili);
- R5 – sorgenti luminose (lampadine).
Le regole dello smaltimento di questa tipologia di rifiuto prevedono il loro conferimento presso le piazzole ecologiche comunali. Da qui i rifiuti vengono differenziati e inviati agli impianti di trattamento per il riciclo: gli impianti accreditati al Centro di Coordinamento RAEE.
L’inchiesta di Altroconsumo
Per svolgere la sua inchiesta, Altroconsumo si è avvalsa della collaborazione di Erion Weee, il principale consorzio italiano di gestione dei rifiuti elettronici. L’associazione di consumatori ha coinvolto 370 cittadini che si stavano disfacendo di vecchi apparecchi per sostituirli con dei nuovi. Ha raccolto 300 grandi apparecchiature e 70 piccole tra frigoriferi, congelatori, lavatrici, lavastoviglie, televisori, tablet all’interno delle quali ha inserito dei microchip dotati di sistema gps. Grazie a tali sistemi ha potuto seguire il percorso dei rifiuti dalle case private a una serie di destinazioni ricavando risultati interessanti.
I rifiuti in questione sono arrivati tutti alle piazzole comunali ma da qui ai Centro di Coordinamento RAEE ne sono arrivati solo 175 (66,3%). Di questi, 12 (4,5% del campione) sono stati nel Centro di Coordinamento un tempo troppo breve per essere compatibile con una procedura di riciclo che rispetti gli standard previsti. Altri 15 rifiuti (5,7%) sono stati portati in impianti registrati ma non accreditati. Pertanto non si è tenuti a rispettare gli standard qualitativi previsti negli altri centri.
Gli altri 62 rifiuti, (23,5% del campione) ha seguito un percorso totalmente diverso. Non sono mai transitati per gli impianti autorizzati e il loro cammino si è spesso concluso all’estero. Un notebook, per esempio, consegnato presso un negozio di elettronica, dopo essere scomparso per qualche tempo dai radar, è riapparso mesi dopo in Senegal. Un altro pc portatile, passato per un impianto di Napoli, è giunto al porto e da lì ad Alessandria d’Egitto. Un altro notebook è approdato in Marocco.
Un mercato appetibile
Non sono rari i casi di rifiuti che dai negozi di elettronica finiscono nei mercatini dell’usato o dai rottamai. Questi ultimi sono disposti a pagare per i rifiuti elettronici più di quanto corrisposto dai Centri di Coordinamento accreditati che assicurano un corretto riciclo.
Perché i Raee sono così appetibili? Dagli apparecchi elettronici in disuso si possono estrarre numerosi metalli preziosi. Tra questi è possibile estrarre oro, argento, platino, palladio, rame, stagno e piombo. Metalli che, opportunamente estratti da aziende specializzate, possono essere riutilizzati per la creazione di nuovi apparecchi elettronici. In molti casi, però, come si evince dall’inchiesta di Altroconsumo, questi metalli vanno a finire in cattive mani.
In copertina foto di Stefan Schweihofer da Pixabay