Si parte per le vacanze – chi ancora riesce a poterselo permettere- con il preciso intento di svagarsi e non pensare alle mille problematiche economiche che, chi più chi meno, tutti ormai abbiamo.
Non si vorrebbe pensare, soprattutto, al fisco e alle tasse ma continuamente rimbalzano notizie ora di manovrine governative aggiuntive autunnali (smentite ovviamente da ministro e premier), ora di prelievi forzosi, ora di altre diavolerie economiche per mettere un po’ più a posto i conti pubblici.
Ciò che è ineluttabile, fermo restando il sistema e le regole attuali, sono i versamenti che imprese e lavoratori autonomi dovranno all’Erario entro la fine di agosto. Non è poco, attenzione, si parla di oltre 29 miliardi di euro, al netto dei contributi previdenziali.
A calcolare tutto ciò l’efficentissimo Ufficio studi della Cgia di Mestre. Ben undici le scadenze fiscali e contributive previste, il maggiore esborso dei contribuenti sarà l’Iva con un gettito previsto di 13,1 miliardi di euro. Poiil versamento delle ritenute Irpef dei dipendenti e dei collaboratori, circa 7,6 miliardi di euro e il saldo e dell’acconto Irpef pari a 2,45 miliardi. Altri 1,7 miliardi andranno nelle casse dello Stato per il pagamento dell’addizionale Irpef, da Irap e da Ires previsti, poi, altri 3 miliardi di euro. Dlcis in fundo, i lavoratori autonomi dovranno versare le ritenute Irpef per una cifra intorno a 1,3 miliardi di euro.
Sempre Cgia tiene a sottolineare che le scadenze fiscali/contributive di agosto sono cosi’ distribuite: 7 entro il 20 agosto; una entro il 25 agosto e altre 3 entro il 31. Visto che quest’ultima data cade di domenica, il termine slitta di un giorno (1 settembre).
Non basta, la Cgia, in prospettiva vede un aumento del carico fiscale sui contribuenti, se il Governo non riuscisse a tagliare la spesa pubblica scatterebbe la “clausola di salvaguardia”. “I contribuenti saranno chiamati a sopportare un aggravio fiscale di 3 miliardi di euro dovuto a riduzione delle agevolazioni/detrazioni fiscali e all’aumento delle aliquote.
Un rientro con un sapore dolceamaro, forse più amaro che dolce per i cittadini e le imprese. Certo c’è poi chi l’amaro non lo sente in quanto il capitolo tasse non rientra nelle sue prospettive. Ma questa è un’altra storia.