Sul destino della scuola al termine delle vacanze di Natale ci eravamo interrogati circa due settimane fa. Ci eravamo chiesti, nello specifico, se fosse ipotizzabile la riapertura della scuola in presenza per il 7 gennaio. La risposta al quesito era subordinata al verificarsi di una determinata situazione: la diminuzione dei contagi, l’accordo tra le forze di governo e con le regioni, delle regole che consentissero un rientro in aula in reale sicurezza. Avevamo convenuto sul fatto che fosse troppo presto anche per delle semplici previsioni ma ora, a distanza di due settimane, cosa possiamo osservare?
Riapertura della scuola il 7 gennaio: un’ipotesi sfumata
L’approvazione di ogni DPCM è costata interminabili ore, a volte anche intere notti, di discussioni in Consiglio dei Ministri. L’ultima riunione che ha portato all’approvazione delle misure per il rientro a scuola non è stata da meno. Tra i ministri si è registrata la stessa tensione che si respira in Parlamento dove tutti i problemi da affrontare, dalla più piccola norma alla questione dei vaccini, sono diventati motivo di scontro politico. Così, tra chi (soprattutto in ambito PD) voleva ritardare la ripresa della scuola nella seconda parte di gennaio e chi (5 Stelle con ministro Azzolina in testa e Italia Viva) spingeva per un rientro immediato in aula, si è raggiunto un accordo: le attività scolastiche in presenza riprenderanno l’11 gennaio. Una vera opera di mediazione.
I contagi
La motivazione per uno slittamento, diciamolo, insignificante è stata la necessità di attingere maggiori informazioni dal monitoraggio dei dati epidemiologici di domani 8 gennaio. A proposito: i dati sul contagio. Il 23 dicembre 2020 erano stati conteggiati 14.552 nuovi casi e 553 morti. Secondo il bollettino Covid del 5 gennaio 2021, i nuovi casi ammontavano a 15.378 mentre le vittime erano 649. Il calo dei numeri sperato non si è verificato per cui anche da questo punto di vista è cambiato ben poco. Come poco è cambiato sul fronte dei trasporti pubblici che dovrebbero viaggiare al 50%. Un rientro in sicurezza prevedrebbe una totale rimodulazione degli orari della città (espressione tanto cara al ministro dei Trasporti De Micheli, anche lei al centro delle tensioni) e dove sono i piani?
L’autonomia regionale
E con questa domanda veniamo all’altro punto della questione del come riparte la scuola italiana che non solo non è cambiato ma che contribuisce a creare incertezza nei cittadini. Le autonomie locali. Un vero piano di ripresa di qualunque attività ha necessariamente bisogno della collaborazione di tutte le istituzioni, dal livello più alto a quello più basso. In queste due settimane, i presidenti di Regione hanno più volte partecipato il governo delle loro perplessità sulla ripresa in presenza delle attività didattiche. Con il risultato che i partiti hanno litigato tra loro e che alcuni presidenti di Regione, ancora prima che uscisse il decreto, hanno emesso ordinanze che posticipano la ripresa della scuola. In Campania torneranno in classe l’11 gennaio gli alunni della scuola dell’infanzia e della prima e seconda elementare, il 18 gli alunni di terza, quarta e quinta elementare, il 25 gennaio gli studenti delle scuole secondarie di primo e secondo grado. In Veneto, Friuli Venezia Giulia e Marche gli studenti di ogni ordine e grado ricorreranno alla DAD fino al 31 gennaio. Salvo procrastinare ulteriormente se le condizioni sanitarie non saranno migliorate.