Dei due soggetti su tre che sopravvivono a seguito di un ictus, uno rimane permanentemente menomato, un altro invece riesce a ristabilirsi. La localizzazione dell’ictus e l’entità del danno cerebrale sono i principali fattori che determinano la menomazione. Altrettanto importante però è la riabilitazione. Affinché i risultati siano ottimali, è indispensabile un lavoro interdisciplinare coordinato ed accurato. Ogni trattamento deve fondarsi su una perfetta sinergia tra servizio medico, terapie e cure riabilitative.
Non di rado si opta per la combinazione di due diversi approcci terapeutici: una delle più utilizzate è quella che vede l’affiancamento della terapia neurocognitiva con la robotica. Due “punte di diamante” nei processi riabilitativi sono attualmente rappresentate dalla FES (Stimolazione Elettrica Funzionale) e dal GEO SYSTEMS.
Abbiamo voluto coinvolgere a tal proposito la dott.ssa Donatella Bonaiuti, Direttore dell’Unità Operativa di Medicina Fisica e riabilitazione dell’Ospedale S.Gerardo di Monza, che ci ha illustrato nei dettagli caratteristiche ed ambiti applicativi dei su citati presidi.
FES e GEO SYSTEMS. Cosa sono e con quali pazienti possono essere utilizzati? Sono ancora in fase di sperimentazione o sono presidi già collaudati?
La FES è una modalità di stimolazione di movimenti assenti o ipovalidi nei soggetti con esiti di ictus o altre malattie neurologiche, già in uso da più di trent’anni all’estero. In Gran Bretagna è addirittura fornita con il Sistema Sanitario Nazionale. Qui è tutta a carico del paziente, ma, soprattutto, è ancora poco nota agli operatori della riabilitazione, pur essendo di grande utilità per rendere più agevole, meno faticoso e rischioso il cammino.
Il GEO SYSTEMS inveceè un robot che permette di allenare il paziente al cammino, migliorando la forza dei muscoli, ma soprattutto la plasticità neuronale, anche precocemente, quando non si riesce ancora a mantenere la posizione eretta, per esempio, e di ripetere inoltre numerosi passi, cosa impossibile con i metodi tradizionali. Inoltre non è utile solo ai soggetti con esiti di ictus ma a tutti coloro che, per motivi neurologici e non, hanno perso la capacità di camminare autonomamente.
Entrambe le possibilità sono di un’enorme importanza in riabilitazione: iniziare precocemente il cammino evita numerose complicanze, oltre ad abbreviare la disabilità, e la ripetizione del gesto, programmato e sempre uguale, aumenta enormemente l’efficacia dell’esercizio.
Chi può utilizzare la FES con successo? Bisogna implementare la fisioterapia?
La FES può avere un’azione di sostituzione di un movimento debole o assente, o anche un’azione “allenante”, riabilitativa, e quindi termina la sua necessità al conseguimento del movimento autonomo efficace. In ogni caso richiede un’assistenza fisioterapica.
Vale sia per l’arto superiore (movimenti di allungamento del braccio, di “presa” con le dita, di “allungamento” di muscoli spastici), sia per l’arto inferiore (soprattutto di sollevamento della punta del piede oppure di attivazione dei muscoli della coscia, nella fase appropriata del passo, durante il cammino). La particolarità di questa stimolazione elettrica è che viene effettuata con tempi e parametri adattati al movimento del singolo soggetto, così che con l’aiuto di questi strumenti può camminare o utilizzare l’arto superiore meglio. Una volta istruito, può continuare ad utilizzare la Stimolazione autonomamente, adattandosela a quel che vuol fare durante la giornata.
Ogni paziente ha specifiche esigenze e caratteristiche che lo rendono diverso da ogni altro. Il GEO SYSTEMS rispetta queste “diversità” o presuppone una serie di attività sempre uguali?
Oltre a consentire una programmazione dell’esercizio più adeguata al singolo soggetto, esso permette di simulare la salita e la discesa delle scale nonché di allenare le singole fasi del passo, per focalizzarsi ed insistere in modo particolare su quelle che sono più difficili per il paziente.
GEO SYSTEMS si adatta non solo alle caratteristiche morfologiche del paziente, ma anche alle necessità legate alla fase specifica di malattia o del percorso riabilitativo. Prevede infatti la possibilità di rendere l’esercizio più “difficile” e “pesante” man mano che il soggetto può permetterselo e in ogni caso su programmazione del fisioterapista che programma la macchina e conosce le necessità del paziente. A questo proposito occorre sottolineare che l’utilizzo dei robot richiede sempre sia addestramento tecnologico specifico per ogni macchina, sia competenze riabilitative e cliniche, per conoscere bene le necessità e i limiti del paziente.
Qual è il futuro della riabilitazione post-ictus?
Dire in sintesi tutto quanto “bolle in pentola” è difficile. Questi sono anni di grande progresso per la riabilitazione neurologica: ci sono le nuove conoscenze sulla neuroplasticità, sui meccanismi di attivazione corticale e di riapprendimento di azioni, comportamenti, che aprono nuove frontiere e sfide impensabili pochi anni fa. Tutto ciò anche per l’utilizzo di tecnologie come la robotica, le stimolazioni transcraniche, la realtà virtuale, che hanno superato la fase di validazione di efficacia e sono diventati strumenti di lavoro diffusi nei centri di riabilitazione.
Tutto questo fa sì che i soggetti che hanno avuto un ictus, compresi quelli che hanno riportato esiti gravi, possano raggiungere livelli di autonomia non prevedibili fino a dieci anni fa. Per tutti è possibile un miglioramento, basta programmare con competenza il lavoro riabilitativo per obiettivi, mettendo in atto tutti i mezzi possibili per un ritorno all’autonomia. Quel che si deve comunicare oggi ai pazienti e alle loro famiglie è che adesso non mancano i mezzi per migliorare lo stato del paziente, e che, con un lungo lavoro, pazienza e fiducia si possono ottenere risultati prima impensabili.