Revisione del processo per la strage di Erba richiesta dal procuratore generale Cuno Tarfusser. La domanda che sorge davvero spontanea a sentire ciò a 17 anni di distanza è quindi : ma che Giustizia abbiamo in Italia?
“In tutta coscienza, per amore di Verità e Giustizia e per l’insopportabilità che due persone, vittime probabilmente di un errore giudiziario,stiano scontando l’ergastolo”
Cuno Tarfusser procuratore generale
Sempre il procuratore Tarfusser continua nella sua richiesta affermando che ci si trova di fronte a “prove maturate in un contesto malato” e “confessioni false” ed inoltre l’unico superstite (ora defunto) descritto come “testimone non attendibile, soffriva di amnesia”.
Sia chiaro, sgombriamo subito il campo da equivoci: che gli organi di giustizia si accorgano di errori e inizino un cammino per la revisione di una decisione sbagliata è indice di civiltà senza ombra di dubbio. Resta, però, una sensazione molto sgradevole su come si sia arrivati a questo punto.
L’iniziativa è meritevole, tanto più che non parte dalla difesa dei due condannati – ormai da 17 anni in carcere all’ergastolo – che potrebbe essere tacciata di voler scovare cavilli giudiziari ma dal Tribunale che ad un esame successivo che si accorge che nel complesso del procedimento le cose non sono andate tutte per il verso giusto. Non si è fatta giustizia, in sintesi potremmo dire, o per lo meno si mette in dubbio che sia così.
Revisione del processo per la strage di Erba, che succede ora?
Ora la palla passa Brescia da dove dovrà arrivare la decisione sulla riapertura o meno del processo in ragione delle motivazioni addotte dal procuratore. Una decisione che, necessariamente, creerà malumori e dibattito intorno all’amministrazione della Giustizia in Italia. Speriamo non si crei la solita divisione fra innocentisti e colpevolisti ma – almeno in questo caso – si possa instaurare una riflessione seria su quali tipi di riforme serie la Giustizia deve avere nel nostro Paese dove è indubitabile che uno (o più) problemi in merito ci sono.
Dire che le confessioni non sono state lineari e le prove raccolte in un contesto malato evidenziano, a parere del Procuratore, un vero vulnus giudiziario che ha inficiato tutto il processo e che apre una falla nel sistema troppo permeabile – evidentemente sempre secondo il procuratore – a variabili esterne o interne al sistema stesso.
Un vero e proprio terremoto che non è una tempesta in un bicchiere d’acqua ma, forse, solo l’esplicitazione di una situazione pesante che chi opera tutti i giorni per applicare la legge e fare giustizia riscontra e ritiene infici il proprio lavoro.