Di revenge porn in Italia se n’è parlato moltissimo negli ultimi giorni, in relazione a due fatti di cronaca: la maestra d’asilo licenziata dopo che l’ex fidanzato aveva diffuso un suo video e l’hackeraggio del cellulare con furto di video intimi dell’ex gieffina Guendalina Tavassi. In entrambi i casi si tratta di revenge porn e sempre in relazione a questi casi molti influencer, come l’imprenditrice digitale Chiara Ferragni e l’ex calciatore Claudio Marchisio, ne hanno discusso portando questo tema all’attenzione dei propri follower. La legge contro il revenge porn in Italia è piuttosto recente e questa espressione (come altre, ad esempio slut shaming e victim blaming) non è forse ancora nota a tutti. Ecco, punto per punto, cosa c’è da sapere.
Revenge Porn in Italia: Cosa significa
L’espressione in lingua inglese revenge porn letteralmente significa «vendetta porno»: indica la condivisione pubblica di immagini o video intimi tramite internet senza il consenso dei protagonisti degli stessi. Immagini e video intimi che possono essere stati girati con o senza il consenso della vittima. In alcuni casi la vittima potrebbe non esserne nemmeno a conoscenza. La diffusione di solito avviene con l’obiettivo di umiliare la persona coinvolta per ritorsione o per vendetta (da qui, appunto, l’uso del termine revenge).
Da quale legge è disciplinato
È un reato. In Italia, la legge contro il revenge porn è entrata in vigore il 9 agosto 2019, con il nome di «Codice Rosso». La legge prevede l’introduzione di una corsia veloce e preferenziale per le denunce e le indagini per i casi di violenza contro le donne o i minori; allunga i tempi per sporgere denuncia (da 6 a 12 mesi); inasprisce le pene per maltrattamenti contro familiari e conviventi, stalking, violenza sessuale e violenza sessuale di gruppo. Infine, introduce alcuni reati: sfregio del volto, costrizione o induzione al matrimonio, violazione dei provvedimenti di allontanamento dalla casa familiare e del divieto di avvicinamento ai luoghi frequentati dalla persona offesa. E diffusione illecita di immagini o video sessualmente espliciti senza il consenso delle persone rappresentate , cioè revenge porn.
Cosa si rischia e chi può essere sanzionato
Il reato di revenge porn è sanzionato con la reclusione da 1 a 6 anni e una multa che può andare dai 5mila ai 15mila euro. Il reato è commesso da chi diffonde, senza il consenso delle persone interessate, immagini o video sessualmente espliciti, che dovevano rimanere privati ma la pena si applica anche a chi, avendo ricevuto o comunque acquisito il materiale, lo diffonde a sua volta per provocare un danno a chi è coinvolto. Se il reato è commesso nell’ambito di una relazione affettiva, anche passata, o attraverso l’uso di strumenti informatici allora questi elementi sono considerati aggravanti.