Si sono svolti a Barcellona la Conferenza e il General meeting della Rete FARE (Football against racism).
In questa occasione sono stati eletti i nuovi rappresentanti del board, l’organo politico della Rete, tra cui Raffaella Chiodo, del settore internazionale Uisp, unica italiana all’interno del board.
Di cosa si è discusso durante il General meeting di Barcellona?
“Sono stati delineati i programmi su cui la Rete Fare svolgerà la propria azione da qui al 2018. Il centro della strategia della Rete è combattere le discriminazioni e il razzismo nel calcio: nei prossimi tre anni il centro dell’attenzione sarà sui Campionati mondiali che si svolgeranno in Russia nel 2018, che solleveranno molte questioni sul tema del rispetto dei diritti. Come Uisp, il nostro obiettivo è continuare ad impegnarci nella lotta al razzismo, in particolare premendo su un patrimonio internazionale di integrazione che sono i Mondiali Antirazzisti. Lavoreremo per un rilancio dell’iniziativa, evento unico a livello mondiale, da promuovere anche a livello internazionale”.
Su quali temi si è concentrata invece la Conferenza?
“È stata un’occasione per affrontare e discutere il tema della lotta al razzismo insieme ai rappresentanti di istituzioni sportive e della società civile, tra cui Fifa e Uefa ed esperti di tematiche sociali legate al calcio.
Due sono stati i focus della discussione: l’omofobia nel calcio, come combatterla e come sollecitare le istituzioni preposte a fare la loro parte, prima di tutto a riconoscere il problema e poi ad affrontarlo. Anche nel nostro paese la situazione è complicata, come dimostrano i recenti avvenimenti nella Lega dilettanti, e bisogna trarre spunto dalle esperienze degli altri paesi per proporre soluzioni innovative ed efficaci.
L’altra questione all’ordine del giorno è stata l’impatto dei mega eventi sportivi: ci si è chiesti se possono favorire nuovi spazi di inclusione. In questo dibattito l’Uisp entra a pieno titolo grazie alle campagne e al lavoro fatto, ad esempio per i Mondiali in Sudafrica, sul fenomeno della tratta delle donne finalizzata allo sfruttamento della prostituzione; o per i Giochi invernali di Sochi, sul tema dell’omofobia; o gli stessi Campionati di calcio in Brasile, dove abbiamo stretto alleanze con realtà locali che lavorano nelle favelas. Il nostro contributo continuerà ad andare nel verso di facilitare il lavoro e dare visibilità alla società civile che si occupa di sportpertutti in Italia e nel mondo”.