(Adnkronos) – Un cda accusato di essere immobile e di non aver varato un piano industriale, azioni che non si trovano (il 15,5% è letteralmente sparito), un patrimonio quasi dimezzato nel giro di tre anni e una richiesta di azione di responsabilità nel confronti del presidente. Si preannuncia infuocata l’assemblea degli azionisti di questo pomeriggio di Restart, una delle più antiche società quotate a piazza affari. I vertici sono finiti nel mirino dei soci di minoranza che chiedono un cambio di passo con iniezioni di capitale e un business plan in grado di tracciare una rotta che punti su sviluppo e profittabilità.
Stella d’Atri socia e consigliera di amministrazione di Restart non ha esitazioni nel denunciare una situazione che rischia di travolgere nel giro di pochi anni la società dove direzione e controllo sono esercitati dall’azionista Augusto, di proprietà di società facenti capo agli Amenduni e a Matteo Arpe. ”A fine 2020 -spiega all’Adnkronos- il patrimonio netto della società era di 13 milioni di euro diventati 8,6 milioni a fine giugno. Insomma una perdita di circa 5 mln nel giro di tre anni. Se consideriamo che le spese per mandare avanti la società si aggirano sul milione mezzo, se si resta immobili, non è questione di 2023 o di 2024, ma di sicuro negli anni successivi l’effetto per gli azionisti sarà disastroso”.
Secondo d’Atri, che ha chiesto la convocazione dell’assemblea e propone di aumentare il capitale per 5 mln di euro, l’attuale cda in carica ”non è nelle condizioni di poter riportare la società a un break even, per non parlare di produrre valore per tutti gli azionisti”. Una denuncia secca motivata dal fatto che ”questo consiglio non ha ritenuto opportuno definire un piano industriale. Ma se questo manca, manca la visione di medio lungo termine e di conseguenza poi arrivano i relativi effetti negativi a cascata”.
E per la consigliera non ci si può neanche appellare ai temi del Covid e della guerra in Ucraina che hanno sicuramente impattato sull’andamento dell’economia e delle imprese. ”ci può stare in un’ottica di mantenere una linea di prudenza e di mantenersi cauti nell’avviare operazioni di sviluppo, ma non si può mantenere questo atteggiamento all’infinito.
Tra l’altro nel nostro settore si creano opportunità proprio nelle situazioni di crisi. Giusto non indebitarsi e non far rischiare a una società passi maggiori di quelli che potrebbe permettersi, però insomma, Nel 2022 abbiamo anche venduto l’immobile di maggior valore, c’e’ pure cassa, ma ancora nessun investimento. Non si può andare avanti in questo modo”.
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