Sono quasi 26.000 i bambini che dal 1 gennaio 2018 sono stati costretti a raggiungere l’Uganda per fuggire dalla Repubblica Democratica del Congo, più di 500 al giorno. A seguito dell’escalation delle violenze dei gruppi armati che hanno bruciato villaggi, violentato le donne e perpetrato omicidi di massa, il flusso degli arrivi in Uganda nelle scorse settimane ha raggiunto picchi di 3.000 persone al giorno.
Questo l’allarme lanciato da Save the Children, l’organizzazione internazionale che dal 1919 lotta per salvare la vita dei bambini e garantire loro un futuro, che sottolinea inoltre come, dall’inizio dell’anno, circa 5 milioni di congolesi sono stati costretti a sfollare, anche all’interno della RDC, a causa delle violenze in diverse aree del Paese, trasformato in una delle aree di crisi più gravi al mondo.
La maggior parte dei rifugiati giunti in Uganda, circa 27.000 persone, sono fuggiti dalla regione Ituri attraversando il lago Albert su barche o canoe, più di 15.000 sono arrivati invece dal Nord Kivu attraverso il confine sudoccidentale del Paese. Secondo alcune fonti il flusso si è recentemente ridotto perché i gruppi armati impediscono anche la fuga della popolazione.
Tra i bambini arrivati in Uganda quelli maggiormente a rischio sono i minori non accompagnati, 355 quelli identificati finora dalle organizzazioni che, come Save the Children, sono presenti sul posto.
Save the Children sta fornendo protezione e supporto educativo, anche attraverso spazi sicuri dove i bambini possono giocare e fare attività psicosociali, e fa sì che i bambini soli possano essere protetti e sostenuti nelle famiglie adottive e possano avere cibo, vestiti e sapone per l’igiene.
“Il nostro staff sta facendo ogni sforzo per aiutare questi bambini che per attraversare il confine affrontano gravi rischi, come quelli che sono naufragati per il ribaltamento delle canoe cariche a dismisura, e che hanno assistito a violenze che nessun bambino dovrebbe mai conoscere. Abbiamo bisogno di più risorse per poter fornire il supporto adeguato di cui necessitano” ha dichiarato Filippo Ungaro, Direttore Comunicazione di Save the Children Italia appena rientrato da una missione in Uganda.
Save the Children sta avviando un nuovo intervento nel centro di transito dell’UNHCR a Matanda nel distretto di Kanungu, e sta aprendo altri spazi a misura di bambino e asili e centri educativi a Kyangwali, nel distretto di Hoima, e a Kyaka II, nel distretto di Kyegegwa.
L’Organizzazione ha anche collaborato con il Governo Ugandese per sviluppare un piano scolastico dedicato ai bambini rifugiati e alle comunità ospitanti, che si trovano spesso in grande difficoltà, con classi che raggiungono fino a 200 studenti ciascuna. Il piano prevede di poter raggiungere con servizi educativi adeguati una media di 675.000 studenti all’anno per un periodo di 3 anni, con un costo totale di circa 395 milioni di dollari. Save the Children si è mobilitata perché i bambini rifugiati, che sono stati sradicati dalla loro vita, possano avere la possibilità di proseguire la scuola che, come dimostrano le molte ricerche fatte in proposito, rappresenta, oltre all’opportunità di realizzare il loro futuro, anche una risorsa insostituibile per garantire la loro salute e il loro benessere.