Lo smart working si è imposto durante l’attuale pandemia come migliore alternativa al lavoro in azienda, ma potrebbe essere il vero futuro del lavoro. L’ufficio diventa a portata di clic e la scrivania si fa portatile. La crisi sanitaria ha aperto nuove opportunità per aziende e professionisti che vogliono stare al passo con i tempi, godendo dei benefici del lavoro agile. Ma per lavorare efficacemente da remoto occorrono nuove metodologie di gestione, nuovi strumenti di lavoro e una nuova mentalità di team. È nato così il Remote Project Manager, la disciplina che risponde a questi nuovi bisogni di organizzazione da parte delle aziende e di cui solo ora si sta iniziando a parlare in Italia.
Perché lo smart working?
Solo nel 2019 in Italia coloro che lavoravano in smart working erano 570.000, un considerevole progresso rispetto all’anno precedente (+20%), ma irrisorio rispetto agli scorsi mesi quando, causa lockdown, i lavoratori da remoto sono stati 8 milioni (+1400%). Sebbene oggi molti siano tornati in ufficio, sono sempre più numerose le aziende che stanno continuando ad adottare il lavoro agile come modello organizzativo da integrare e proseguire anche oltre l’emergenza sanitaria. In appena un anno le aziende hanno dovuto affrontare un cambiamento strutturale che forse avremmo visto in 5 anni. Così se all’estero lo smart working è una realtà già da molto tempo, ora anche l’Italia si sta aprendo a questo nuovo modello lavorativo.
I vantaggi dello smart working sono tanti: in primis la libertà e la flessibilità che migliorano il benessere individuale; l’aumento della produttività di un sistema basato sui risultati anziché sulla presenza in ufficio; la sostenibilità perché un team di lavoro da remoto ha meno costi fissi di struttura e un ridotto impatto ambientale; l’accesso ai talenti, poiché lavorando da remoto è possibile contattare collaboratori esperti indipendentemente dalla loro posizione geografica.
Bisogna chiarire, però, che smart working non significa semplicemente “lavorare da casa”. Si tratta, invece, di una nuova filosofia manageriale basata sulla flessibilità da parte delle persone, degli spazi e degli orari di lavoro a fronte di una maggiore responsabilizzazione sui risultati.
Per sfruttare tutte queste opportunità e gestire al meglio il team di lavoro operativo da remoto è necessario, dunque, sviluppare delle metodologie e una mentalità da remote manager.
Remote Project Manager: chi è?
Normalmente è un project manager aziendale specializzato nelle risorse da remoto. Una figura capace di gestire efficacemente i collaboratori in smart working, i fornitori esterni e i clienti che si trovano in diversi luoghi e sono attivi su differenti fusi orari. Altre volte sono membri stessi dei team che già lavorano da remoto e che decidono di acquisire delle skills manageriali.
Tuttavia il passaggio da project manager in azienda a Remote Project Manager può causare delle difficoltà, soprattutto nelle comunicazioni e nel coordinamento. Non è facile sapere cosa c’è da fare in ogni momento, chi sta facendo cosa e a che punto sono i lavori a fine giornata quando tante persone lavorano da diversi luoghi e a diversi orari. Occorre quindi adottare nuove metodologie per gestire le attività, nuovi strumenti di lavoro per migliorare la comunicazione e nuovi approcci al lavoro per affiatare il team. Un nuovo rapporto improntato, non più sul controllo, ma sulla fiducia e la responsabilità.
L’expertise del Remote Project Manager
Il Remote Project Manager conosce le nuove metodologie per la gestione dei progetti da remoto. In primis le metodologie Agile, tra cui si distingue Scrum: un collettore che dispone di una bacheca dove vengono condivise tutte le attività da fare, le attività in corso e le attività completate da parte del team.
Il Remote Project Manager padroneggia gli strumenti utili per il lavoro da remoto. Questi possono essere suddivisi in quattro macroaree: strumenti per la comunicazione, quindi videochiamate (come Zoom o Skype) e chat (come Slack o Telegram); strumenti per la gestione delle attività (come ad esempio Trello o Asana); strumenti per i tracciamenti e il time tracking, come Toggl, o analisi dei dati, come Data Studio; infine, strumenti di produzione, ossia tutti quegli strumenti che permettono di produrre documenti, fogli di calcolo o presentazioni in cloud, tra cui campeggia Google Suite.
Infine, possiede una particolare mentalità ed è in grado di trasmetterla per creare un team remoto coeso e motivato.
Come diventare Remote Project Manager?
“Con internet oggi puoi imparare a fare qualsiasi cosa, ma quello che puoi effettivamente realizzare da solo è limitato. Se però impari a gestire un team di persone, quello che puoi realizzare diventa illimitato”, spiegano Fabio Faccin e Luca Faccin, imprenditori digitali e creatori del corso sul Remote Project Management.
I fratelli Faccin, consulenti di business, che insieme gestiscono PerformancePPC, una realtà di consulenza e formazione nel campo del digital marketing, oggi sono tra i maggiori riferimenti per le campagne di advertising online a pagamento in Italia.
Il corso è rivolto a imprenditori sommersi dal lavoro che vorrebbero imparare ad organizzare un team da remoto in maniera da delegare efficacemente le attività, a manager che vogliono imparare a gestire un team di lavoro in remoto senza perdere il controllo sulle attività, infine a tutti i professionisti che desiderano gestire efficacemente i propri progetti.
Il corso consiste in 60 lezioni, oltre 11 ore, da guardare consecutivamente o nei tempi che si preferisce. Si tratta di un video-corso preregistrato e online, fruibile attraverso qualsiasi piattaforma da dove e quando si vuole. Il corso rilascia, inoltre, un certificato e aiuta concretamente a comporre il proprio sistema di gestione da remoto.
“In questo video corso ho condensato tutti i miei studi, la mia esperienza ed i miei segreti nella gestione del team e nel lavoro da remoto”, spiega Luca Faccin. “In principio ero Project Manager in azienda, poi mi sono licenziato. La figura del Project Manager da remoto ancora non esisteva, me la sono inventata, ed ho creato il mio team e ottenuto risultati incredibili”.
Così Luca Faccin racconta come ha creato, insieme al fratello Fabio, un team di otto collaboratori sparsi in tutto il mondo, e un’azienda che lavora completamente in remoto: dai soci ai collaboratori, dalla documentazione ai clienti, dai fornitori al commercialista, tutto è svolto online e a distanza.
Una competenza fondamentale, visto che oggi è diventato essenziale sapere come gestire un team in smartworking, visto che stiamo entrando nell’era dell’economia liquida, in cui il lavoro da remoto sarà la nuova normalità.
Gli interessati a seguire il corso sul Remote Project Management possono avere un assaggio seguendo il webinar online gratuito, il 28 gennaio prossimo, dal titolo “Il futuro dello Smartworking, dalla crisi una nuova opportunità per aziende e professionisti”.