Reinserimento sociale detenuti: avviato un laboratorio edile all’interno della Casa Circondariale “Giuseppe Salvia” di Poggioreale, a Napoli. 13 detenuti hanno iniziato a frequentare il corso teorico e pratico organizzato da CFS Napoli (Centro Formazione e Sicurezza Napoli) specializzata nella formazione e sicurezza nel campo dell’edilizia. Frutto di un accordo tra ministero della Giustizia, direzione della Casa Circondariale di Poggioreale e CFS, il progetto si snoderà su un doppio binario: competenze e legalità. I partecipanti al corso, infatti, non solo potranno acquisire nuove competenze spendibili nel mondo del lavoro, ma potranno avvicinarsi a quella che è la cultura della legalità e della sicurezza in ambito edile. Roberta Vitale, presidente di CFS, ci svela i dettagli di questo progetto che vuole offrire una seconda possibilità a chi ha commesso un errore o è stato meno fortunato.
Roberta Vitale, cosa si insegnerà nel laboratorio edile del carcere di Poggioreale?
Il laboratorio edile che abbiamo immaginato e avviato d’intesa con il direttore della Casa Circondariale, Carlo Berdini, prevede un percorso formativo articolato. Si tratta di 160 ore, spalmate su un fitto programma settimanale. In particolare, i detenuti avranno 40 ore di “formazione” in aula e 120 “on the job”, con un esercizio pratico in un campo scuola curato da professionisti ed esperti che abbiamo scelto noi del Centro di Formazione e Sicurezza. Questi saranno affiancati da tutor ‘interni’ individuati dai vertici della casa circondariale. L’obiettivo del corso, al di là dell’acquisizione delle competenze e delle abilità tecniche, è quella di trasferire ai detenuti la cultura del lavoro e, soprattutto, quella della sicurezza sui luoghi di lavoro.
Chi saranno i detenuti che parteciperanno al laboratorio e perché proprio loro?
Mi faccia dire che si tratta del primo ciclo di attività che abbiamo avviato con l’Istituto di Poggioreale e, dunque, per quest’ anno i detenuti partecipanti saranno 13. La selezione e ogni valutazione sulle caratteristiche ideali per la frequenza è stata assegnata all’istituto penitenziario.
Che valore ha un progetto come questo per i detenuti del carcere di Poggioreale?
Abbiamo lavorato – di concerto con i vertici dell’Istituto del Ministero della Giustizia – pensando al più utile impatto sociale del progetto. Del resto, ogni processo formativo è efficace non solo se aumenta le competenze, ma soprattutto se modifica gli atteggiamenti e i comportamenti. Lavorare insieme per promuovere la cultura della regolarità, della sicurezza sul lavoro e il reinserimento sociale è un obiettivo che ci inorgoglisce.
Siamo certi, infatti, che “allenare nuovi uomini”, costruire in sicurezza ed educare alla legalità sia il modo giusto per favorire una riabilitazione post detenzione. Allo stesso tempo, per i detenuti è una grande opportunità di riqualificazione professionale, che speriamo possa essere il punto di partenza per il loro reinserimento nella società.
Perché CFS ha deciso di impegnarsi in questo progetto?
Siamo convinti che sia giusto dare una nuova opportunità a chi ha commesso un errore, a chi ha avuto problemi o è stato meno fortunato. Noi proviamo a dare una chance concreta di riabilitazione aggiungendo alla rieducazione realizzata dall’Istituto un processo formativo che possa rendere più forti e attrezzate le persone al termine del percorso di detenzione. Penso, infatti, che educare alla legalità possa aiutare a sviluppare la consapevolezza che dignità e libertà vadano conquistate e difese ogni giorno.
In copertina foto di Ziaur Chowdhury da Pixabay