Le tanto attese decisioni della Corte Costituzionale sui quesiti del referendum riguardo eutanasia, cannabis e giustizia sono arrivati. Non sono mancate le polemiche ma andiamo con ordine.
Corte Costituzionale: composizione e funzioni
Partiamo dalle basi. Cos’è la Corte Costituzionale? Per capirlo non c’è niente di meglio che andare a leggere l’articolo 135 della Costituzione:
“La Corte costituzionale è composta di quindici giudici nominati per un terzo dal Presidente della Repubblica, per un terzo dal Parlamento in seduta comune e per un terzo dalle supreme magistrature ordinaria ed amministrativa.
I giudici della Corte costituzionale sono scelti fra i magistrati anche a riposo delle giurisdizioni superiori ordinaria ed amministrativa, i professori ordinari di università in materie giuridiche e gli avvocati dopo venti anni di esercizio.
I giudici della Corte costituzionale sono nominati per nove anni, decorrenti per ciascuno di essi dal giorno del giuramento, e non possono essere nuovamente nominati.
Alla scadenza del termine il giudice costituzionale cessa dalla carica e dall’esercizio delle funzioni.
La Corte elegge fra i suoi componenti, secondo le norme stabilite dalla legge, il Presidente, che rimane in carica per un triennio, ed è rieleggibile, fermi in ogni caso i termini di scadenza dall’ufficio di giudice“
Quindi, la Corte Costituzionale è l’organo che garantisce quelle che sono le garanzie costituzionali. I suoi compiti sono di:
- verificare la conformità alla Costituzione delle leggi, statali e regionali, e degli atti aventi forza di legge
- sui conflitti di attribuzione tra i poteri dello Stato e su quelli tra lo Stato e le Regioni, e tra le Regioni
- sulle accuse promosse contro il Presidente della Repubblica [ed i Ministri] a norma della Costituzione
- sull’ammissibilità sui quesiti dei possibili referendum abrogativi
Le decisioni della Corte Costituzionale sui Referendum, l’Eutanasia
La prima decisione che è arrivata dalla Corte Costituzionale ha riguardato il quesito referendario sull’Eutanasia o per meglio dire il fine vita. La Camera di Consiglio dell’organo di garanzia costituzionale ha rigettato il quesito proposto:
“La Corte costituzionale – si legge in una nota – si è riunita in Camera di consiglio per discutere sull’ammissibilità del referendum denominato “Abrogazione parziale dell’articolo 579 del Codice penale (omicidio del consenziente)”. In attesa del deposito della sentenza, l’Ufficio comunicazione e stampa fa sapere che la Corte ha ritenuto inammissibile il quesito referendario perché, a seguito dell’abrogazione, ancorché parziale, della norma sull’omicidio del consenziente, cui il quesito mira, non sarebbe preservata la tutela minima costituzionalmente necessaria della vita umana, in generale, e con particolare riferimento alle persone deboli e vulnerabili“.
La Cannabis
La seconda decisione riguardava il referendum sulla Cannabis. Anche in questo caso la Corte Costituzionale ha rigettato il quesito. Le motivazioni sono arrivate direttamente dalle parole del presidente della consulta Giuliano Amato:
“Il referendum non era sulla cannabis, ma sulle sostanze stupefacenti. Per i giudici, nel testo si faceva riferimento a sostanze che includono papavero, coca, le cosiddette droghe pesanti. E questo era sufficiente a farci violare obblighi internazionali”.
Giustizia, la decisione della Corte costituzionale sui referendum
Sono stati, infine, ammessi dalla Corte costituzionale cinque dei referendum in materia di giustizia. Sono stati dichiarati ammissibili i quesiti riguardanti l’abrogazione delle disposizioni in materia di incandidabilità, la limitazione delle misure cautelari, la separazione delle funzioni dei magistrati e l’eliminazione delle liste di presentatori per l’elezione dei togati del CSM.
“I suddetti quesiti”, si legge in una nota della Consulta, “sono stati ritenuti ammissibili perché le rispettive richieste non rientrano in alcuna delle ipotesi per le quali l’ordinamento costituzionale esclude il ricorso all’istituto referendario”. La Consulta ha giudicato inammissibile, invece, il quesito sulla responsabilità civile diretta dei magistrati.