Duecento reperti archeologici, trafugati in Italia dai nazisti nel 1943, sono stati recuperati dai Carabinieri del Nucleo TPC di Monza grazie a ricerche mirate su siti di e-commerce specializzati nella compravendita di opere d’arte.
L’operazione, che ha portato alla scoperta di manufatti in oro, argento e avorio, stampe antiche, volumi e persino un ritratto di Giulia Gonzaga di Jacopo del Conte, rappresenta un passo avanti fondamentale nel recupero di un’eredità culturale preziosa sottratta al nostro Paese durante la Seconda Guerra Mondiale.
Le indagini
I Carabinieri del Nucleo TPC di Monza, nell’ambito della loro attività di monitoraggio del web per contrastare il traffico illecito di beni culturali, hanno individuato su diverse piattaforme online numerosi reperti archeologici che presentavano caratteristiche sospette.
Dagli accertamenti è emerso che i reperti in questione provenivano dalla collezione Pietro Fedele, già conservata presso la Torre di Pandolfo di Capodiferro a Gaeta, e trafugati dai nazisti durante l’occupazione dell’Italia.
Il rimpatrio
Grazie all’intervento dei Carabinieri, i reperti saranno sequestrati e rimpatriati in Italia. Saranno ora restituiti al Ministero della Cultura e riconsegnati alla Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per le province di Caserta e Benevento.
Un’operazione di grande valore
Il recupero di questi reperti archeologici è un risultato di grande valore, non solo per il patrimonio culturale italiano, ma anche per la memoria storica del nostro Paese. L’operazione dimostra l’impegno costante dei Carabinieri nella tutela dei beni culturali e nella lotta contro il traffico illecito di opere d’arte.
Un esempio di come il web possa essere utilizzato per scopi positivi
Inoltre, questa vicenda rappresenta un esempio di come il web possa essere utilizzato per scopi positivi, come la ricerca e il recupero di beni culturali trafugati. Grazie al lavoro dei Carabinieri e all’utilizzo di strumenti digitali avanzati, è stato possibile restituire al nostro Paese un pezzo importante della sua storia.
Foto di Thanasis Papazacharias da Pixabay