Dal 14 dicembre al 20 gennaio 2019, la Triennale di Milano ospita una mostra che indaga ilrapporto tra architettura e patrimonio costruito. A cura di Simona Galateo, con la collaborazione di Capoferri, re/build in the built environment mette in scena una serie di progetti internazionali, raccontati attraverso disegni tecnici, elementi di progetto e fotografie di Giovanna Silva.
Quattro gli interventi presentati, che testimoniano la ricchezza di approcci progettuali finalizzati alla valorizzazione del patrimonio esistente, al suo riuso in termini più contemporanei – con l’attivazione di nuove funzioni o cicli vitali – e alla necessità di curare il dettaglio architettonico fin nei minimi particolari:
– Morgan Library | New York | Renzo Piano
– Terrazza Triennale | Milano | Studio OBR Open Building Research
– Gallerie d’Italia | Milano | Michele De Lucchi
– Tempio Capitolino | Brescia | Soprintendenza per i beni architettonici Bergamo
I progetti riflettono anche il meticoloso lavoro svolto da Capoferri nell’intervenire in contesti vincolati da norme storico-artistiche molto severe. Un lavoro importante che coniuga le esigenze storiche con quelle estetiche, quelle di efficienza energetica con prestazioni e sicurezza.
L’azienda di Adrara San Martino, specializzata nella realizzazione di serramenti su misura, ha studiato e realizzato strutture in grado di rispondere alle esigenze delle soprintendenze nel pieno rispetto delle architetture preesistenti e del patrimonio costruito.
L’inaugurazione di re/build in the built environment si terrà giovedì 13 dicembre alle 18.00 con una lecture di Cino Zucchi, cui seguirà la visita guidata della mostra. Con l’intento di porsi come laboratorio di conoscenza e sperimentazione, l’esposizione sarà affiancata da due ulteriori momenti di confronto, il 10 e 16 gennaio 2019.
La mostra è stata anche l’occasione per la Triennale di Milano di realizzare con Capoferri un intervento nella struttura stessa della sala espositiva: la riapertura delle tre finestre originali progettate da Giovanni Muzio nel 1933, primo passo verso la rilettura e il ritorno dell’impianto architettonico al suo disegno originario.