Dati e valutazioni sulla portata dei fenomeni migratori nel ‘Rapporto sulle economie del Mediterraneo‘, dell’Istituto di studi sulle società del Mediterraneo del Cnr.
Di seguito alcuni dati e valutazioni sulla portata dei fenomeni migratori tratti dal ‘Rapporto sulle economie del Mediterraneo‘, curato da Eugenia Ferragina dell’Istituto di studi sulle società del Mediterraneo del Consiglio nazionale delle ricerche (Issm-Cnr) di Napoli, la cui decima edizione è in prossima uscita per il Mulino.
Secondo il Rapporto nel quinquennio 2010-2015 il maggiore tasso immigratorio (il dato che indica la quantità di stranieri trasferitisi permanentemente in un Paese durante il periodo di riferimento) è quello del Libano (21 per mille), seguito da Giordania e Cipro (rispettivamente 11 e 6): valori notevolmente superiore a quelli registrati da Italia, Grecia, Spagna e Francia (al massimo del 3 per mille).
“Considerata la situazione precedente al 2010, però, i Paesi Ue appartenenti al bacino del Mediterraneo – Italia, Spagna, Grecia e Francia – contano una quota di immigrati di origine terzomondiale vicina alla soglia del 10 per cento, uniformandosi sempre più ai livelli che caratterizzano oramai da decenni altri Paesi dell’Unione di consolidata tradizione immigratoria come Germania, Belgio e Olanda“, osserva Eugenia Ferragina.
Nel capitolo dedicato all’analisi delle variazioni demografiche regionali, il Rapporto curato dall’Issm-Cnr evidenzia come nel 2010-15 in Siria e Libia, aree interessate da conflitti e da una forte instabilità politica, i tassi di emigrazione abbiano raggiunto rispettivamente il 14 e l’8 per mille (nei precedenti periodi presi in esame i due Paesi erano moderatamente o per nulla interessati da emigrazione), cioè quote paragonabili a quelle raggiunte dall’emigrazione da Bosnia Erzegovina, Croazia e Albania nel 1990-95, durante la guerra dei Balcani e la caduta dei regimi nell’area (rispettivamente 51, 4 e 23 per mille).
Il fenomeno delle emigrazioni nel bacino mediterraneo visto nell’arco degli ultimi cinquant’anni, osservano Luigi di Comite e Stefania Girone dell’Università di Bari, assume “un’entità significativamente notevole solo in presenza di particolari episodi come calamità naturali, grandi crisi politiche ed eventi bellici ed un’entità più esigua allorché siano dovuti essenzialmente a motivi economici”. Nei prossimi anni, ipotizzano infine i due ricercatori, l’incremento della popolazione straniera “potrebbe cominciare a interessare anche qualche Paese mediterraneo non europeo, come a esempio la Tunisia“.