C’è chi dice la sua su ciò che accade ogni giorno con discorsi articolati (i social sono pieni di opinioni non richieste) e chi preferisce commentare i fatti del giorno con una vignetta. Cristian, in arte RampicantiStorti, appartiene alla seconda categoria. Per lui, napoletano a Ferrara, autodidatta, disegnare è una terapia e con le sue vignette ci insegna come superare i nostri limiti. Vignettista per Sputnik e altri siti web di intrattenimento e satira, oggi ha voluto condividere con noi la sua esperienza di disegnatore.
Raccontaci prima di tutto da dove viene questo nome d’arte così particolare come “RampicantiStorti”
Prima di iniziare a disegnare vignette e illustrazioni dipingevo su tela e firmavo i miei quadri semplicemente come Cristian. Lo pseudonimo RampicantiStorti nasce quando ho deciso di creare una sorta di alter-ego social. Nel 2015 ho aperto una pagina Facebook e un profilo Twitter dove commentavo graficamente i topic trend della giornata. Dovendo scegliere un nick name, la prima idea che ho avuto è stata quella di anagrammare il mio nome e cognome. Dopo diversi tentativi il miglior risultato ottenuto è stato RampicantiStori. Ho deciso, quindi, di aggiungere una “T” ed è diventato Rampicanti Storti.
Sui tuoi profili social ti definisci, tra le altre cose, daltonico. Quanto questa tua caratteristica ha inciso sulla tua passione per il disegno?
Ho scoperto di essere daltonico alle elementari. Era dicembre e la maestra ci aveva dato come compito quello di disegnare qualcosa a tema natalizio. Io disegnai i Re Magi a cammello. Dopo averli colorati glieli mostrai tutto orgoglioso, ma lei mi guardò stupita e mi chiese il perché li avessi rovinati così: avevo fatto la pelle grigia invece che rosa e il cammello rosso (a tutt’oggi, non so di che colore sia un cammello…). Quando ho ripreso a dipingere, più o meno una decina di anni fa, usavo solo colori primari e mi aiutavo leggendo l’etichetta sul tubetto. Le vignette in questo mi hanno aiutato: mi basta un pennarello nero, anche se adesso, ormai, utilizzo per i miei lavori una tavoletta grafica.
La tua produzione è molto varia: comprende vignette divertenti, commemorative, sarcastiche, segno del tuo interesse per tutto quello che ci circonda. Qual è il mood che più ti rappresenta?
Non ho un unico mood, disegno quello che mi passa per la testa. Mi piace spaziare, non restare confinato in un unico genere. Disegno quello che sento, quello che vedo, quello che mi circonda. Insomma, senza pormi confini o etichette, disegno tutto ciò che, per un motivo o per un altro, desta la mia attenzione. Se sono impegnato a fare altro e mi si accende un’idea nella testa devo metterla subito su carta, farne una bozza sul primo supporto che trovo a portata di mano, per poi poterla realizzare.
Tra l’ansia, il lunedì e i barattoli le tue vignette hanno anche una nota terapeutica, consolatoria. Qual è il tuo rapporto con il disegno?
Per me il disegno è come una terapia: disegnare mi rilassa e mi fa stare bene. E’ un respiro, una passione ritrovata dopo tempo, una carezza nelle giornate storte, un modo per poter esprimere e comunicare i miei pensieri, le mie opinioni e i miei sentire. In questo periodo di restrizioni, di paure e di rinunce, il disegno si è rivelato anche un veicolo per creare una socialità diversamente impossibile ora. Pubblicando le mie vignette su Instagram, infatti, ho conosciuto persone con le quali ho condiviso pensieri, emozioni e risate. E questo credo, seppur per il tempo di un click, ci ha fatto sentire meno soli e distanti. E sì, disegno le mie ansie per esorcizzarle e chiudo nei barattoli i miei sogni, per ricordarmene e non farli scappare. Che dire, poi, dei lunedì? Quelli sono pesanti per tutti!