A Napoli si può e si deve tornare ad osare, progettare e realizzare in grande stile riprendendo la storica, lungimirante, propensione della città a compiere imprese ardite o mai tentate altrove che le ha consentito di collezionare una serie di primati invidiabili.
E’ napoletano, infatti, il primo tratto ferroviario della Napoli-Portici, il Real Teatro San Carlo, il più bello e antico tutt’ora attivo in Europa, il primo ponte sospeso in ferro, in Italia, sul Garigliano, la prima funicolare al mondo operante su un vulcano, la costruzione dell’enorme Palazzo Fuga voluta da Carlo III di Borbone. Progetti arditi per l’epoca, che nondimeno furono realizzati.
Oggi ci prova RAM il cui presidente, lo storico dell’arte Dario Marco Lepore, ha avuto l’idea di trasformare il Real Albergo dei poveri nel Museo più grande del mondo, una sorta di Louvre napoletano, il Palazzo della Cultura e del Turismo, ma procediamo con ordine, cos’è RAM prima di tutto? RAM è l’acronimo di Rinascita Artistica del Mezzogiorno, un’associazione no-profit nata nel 2012 per volere di un gruppo formato da appassionati d’arte e con l’intento di promuovere lo sviluppo culturale del territorio e favorirne la crescita.
RAM si rivolge a tutte le realtà operanti nel settore cultura e turismo del mezzogiorno con la consapevolezza che uniti formano un binomio inscindibile da potenziare ed alimentare, senza sottovalutare i trasporti, spina dorsale della comunicazione e degli scambi.
Per saperne di più abbiamo incontrato il Dott. Francesco Muzio, vicepresidente di RAM, tra i più convinti e tenaci sostenitori del progetto.
Com’è nata l’idea del progetto?
“L’ispirazione è arrivata dal libro di Paolo Ricci “Arte e artisti a Napoli”, da qui Lepore ha creato, insieme a Paolo La Motta, una pagina Facebook che in breve tempo ha riscosso un tale consenso entusiasta da indurlo a fondare RAM.
Come mai la scelta è caduta su Palazzo Fuga?
“Palazzo Fuga è un gigantesco edificio del “700 napoletano”, attualmente di proprietà del Comune di Napoli e da lungo tempo in attesa di una destinazione d’uso adeguata. E’ situato, inoltre, in una posizione strategica, tra la stazione Garibaldi e l’aeroporto di Capodichino, che ne facilita l’accesso ai turisti in arrivo.
Attualmente Piazza Carlo III non è ben collegata con altre aree della città, ci sono idee in proposito?
“Il nostro progetto prevede, oltre alla riqualificazione della piazza, la costruzione di una funicolare che la colleghi rapidamente al Museo di Capodimonte e di un tunnel provvisto di tapis roulant atto a raggiugere il Museo Archeologico Nazionale. Tutto ciò favorirebbe, a nostro avviso, un collegamento intermuseale, la porta di accesso naturale al centro storico, in sostanza lo sviluppo turistico e culturale non solo della città ma della regione Campania oltre che dell’Italia tutta, generando un notevole indotto e la creazione di migliaia di posti di lavoro.
Il Real Albergo dei Poveri è uno dei palazzi più grandi d’Europa con le sue 450 sale, come pensate di riempirle?
“Siamo convinti della necessità di non parcellizzare lo spazio che verrebbe a perderne in identità e unità, Palazzo Fuga va ristrutturato nella sua interezza e aperto ai napoletani così come al resto del mondo. Naturalmente sarà diviso in varie sezioni che andranno ad ospitare le innumerevoli opere che giacciono da tempo immemore nei sotterranei dei musei cittadini, i 500.000 reperti del MAN, i 1.000 dipinti dell’Ottocento napoletano del Museo di San Martino più tutte le opere parcheggiate nei depositi di Capodimonte, del Duca di Martina e le collezioni d’arte del Banco di Napoli e della Provincia di Napoli. Ci sarà una sezione dedicata all’arte contemporanea mentre la più prestigiosa ospiterà l’arte sacra con il Tesoro di San Gennaro il cui 80% ci è tuttora sconosciuto, “nascosto” nei forzieri del Banco di Napoli e, quindi, non fruibile. Palazzo Fuga potrebbe diventare un museo universale ed al contempo risultare idoneo ad attività parallele quali, laboratori dell’artigianato eccellente, gallerie d’arte, biblioteca, cineforum, sale conferenze, ristoranti, librerie, bar, negozi di antiquariato. Una struttura ed un progetto, quindi, in grado di autofinanziarsi e produrre reddito.
Un progetto che non ha bisogno di finanziamenti pubblici?
“Ne ha bisogno nella fase iniziale, per i costi di ristrutturazione. Massimo Bray, nostro socio ad honorem, nel corso della conferenza stampa di presentazione del progetto, ci ha comunicato che il ministro Franceschini si è mostrato favorevole e che, lavorando bene, con un’adeguata Commissione Scientifica, si potrà presentarlo in Commissione europea per ottenere il finanziamento dei 400 milioni di euro dei fondi strutturali europei necessari e destinati al Mezzogiorno.
Un progetto eccellente, a tratti geniale, che ci auguriamo di veder realizzato quanto prima secondo criteri e tempi della nuova Napoli.