Che la situazione dell’azienda non fosse florida lo si sapeva già da tempo; troppo bloccata ed ostaggio di politicanti e partiti di ogni estrazione e genere la RAI non riesce a vivere come una vera azienda e i conti lo dicono apertamente. Alla luce di questo appare ancora più assurdo, di cattivissimo gusto e offensivo per tutti i contribuenti e cittadini italiani che il solo direttore generale porti a casa 650mila euro l’anno e il CdA si vede attiribuire emolumenti fino a 300mila euro procapite, per non parlare del presidente ex banchitalia…
Alla Rai serve un rigoroso piano di razionalizzazione e di contenimento dei costi: è l’indicazione della Corte dei Conti, che nella relazione sulla gestione finanziaria della tv pubblica nel 2010 rileva il ‘notevole peggioramento del bilancio dell’azienda e del gruppo e un’evasione dal canone superiore a 550 milioni. Le risultanze gestionali economico-finanziarie e patrimoniali della Rai e del gruppo – fa notare la Corte – hanno registrato nel 2010 un notevole peggioramento. La perdita di Rai SpA di 79,9 milioni di euro nel 2009, nel 2010 si è attestata a 128,5 milioni di euro; i valori negativi del conto economico di 61,8 milioni nel 2009, sono giunti a 98,2 nel 2010. In netto calo anche il patrimonio netto della societa, passato dai 497,1 milioni di euro del 2009 ai 374,8 milioni di euro del 2010. Rilevanti – continua la Corte – sono anche i debiti finanziari di gruppo, nel 2010 pari a 148,8 milioni di euro (pur se in leggera flessione rispetto al 2009). L’incidenza percentuale delle entrate da canone sul totale dei ricavi aziendali nel 2010 è stata pari al 60,6%, contro il 34,4% della pubblicita’ ed il 5% degli altri ricavi’. Una voce notevolmente compromessa dalle crescenti dimensioni dell’evasione che, nel 2010, si è attestata, per il canone ordinario, intorno al 26,7% e, per quello speciale, intorno al 60%, con una perdita di circa 450 milioni di euro l’anno per il canone ordinario e di 102 milioni di euro per quello speciale. Anche il ricavo derivante dalla pubblicita – spiega la Corte – ha evidenziato sostanziali flessioni rispetto agli esercizi pregressi. In particolare, per effetto della crisi economica la raccolta pubblicitaria nel 2010 del gruppo Rai è risultata inferiore di oltre 200 milioni di euro rispetto al 2007, differenziale negativo che si e’ ulteriormente incrementato nel corso dell’esercizio 2011 (-270 milioni di euro). Non risulta che la societa abbia predisposto un rigoroso piano di razionalizzazione e di contenimento dei costi, reso necessario dai negativi risultati delle gestioni precedenti e dall’andamento dei ricavi, sottolinea la Corte, ribadendo l’esigenza di predisporre efficaci interventi finalizzati a contrastare il fenomeno dell’evasione e a ridurre i costi di produzione. Si raccomanda inoltre che “venga mantenuto sotto stretto controllo l’andamento del costo del lavoro e degli oneri connessi, che incide per circa il 30% sul costo della produzione e che vengano significativamente ridotti i costi per le consulenze esterne, che hanno inciso sul bilancio del 2010 per circa tre milioni di euro. Per la Corte, “la rigorosa razionalizzazione dei costi si configura come strumento per neutralizzare gli squilibri rilevati nella contabilità separata e, ove coniugata ad una efficace lotta all’evasione del pagamento del canone, potrebbe consentire la riduzione della misura del canone stesso, a beneficio della collettività che lo corrisponde”.
Fonte: ADUC