Se vogliamo raccontare l’artista Raffaella Carrà dobbiamo citare, tra le sue canzoni più belle, quello che è stato uno dei suoi grandi successi “A far l’amore comincia tu”. Dobbiamo citarla non solo per i grandi numeri (con le sue venti milioni di copie vendute il singolo è in assoluto il brano più famoso e venduto della show girl italiana nel mondo) ma per il significato che questa canzone ha assunto in quasi quarant’anni. Scritta da Daniele Pace su musiche di Franco Bracardi (all’epoca nomi prestigiosi della musica italiana) nel 1976, remixata dal Dj Bob Sinclar nel 201,1 è diventata l’inno del Gay pride e il tratto distintivo di un’epoca nel film “La grande bellezza” (2013) di Paolo Sorrentino. Raffaella Carrà era come questa canzone: attraversava i decenni intercettando i cambiamenti e cavalcandoli sempre con maestria ed eleganza. Sapeva parlare a tutti facendosi amare.
Le più belle canzoni di Raffaella Carrà
Raffaella Carrà è stata, come l’ha definita il Guardian lo scorso anno, “l’icona culturale che ha insegnato all’Europa le gioie del sesso“. Molte delle sue canzoni hanno come sdoganato l’erotismo in tv, in quella tv di stato degli anni Settanta che doveva barcamenarsi tra le istanze ereditate dal Sessantotto e il perbenismo di stampo clericale. Canzoni come “Forte forte”, “Tanti auguri” (per citarne solo due), hanno spazzato via quella coltre polverosa che opprimeva la sessualità per darle la leggerezza che meritava. Il suo costume che lasciava scoperto l’ombelico, portato con una eleganza ineguagliabile, fece scalpore. Il suo “Tuca tuca”, all’inizio censurato e poi riproposto ballato insieme ad Alberto Sordi, divenne un fenomeno popolare. Con “Luca”, del 1978, invece, sdoganò un altro argomento spinoso: l’omosessualità.
Icona gay
Sarà stato il parlare con semplicità di un tema che ancora oggi divide gli italiani a rendere Raffaella la prima icona gay? Quel sentire sincero e senza pregiudizi, oltre all’amore per la libertà, che le veniva dalla sua storia personale e dal suo grande cuore. Cresciuta con due donne, la madre e la donna, era assolutamente convinta che due persone dello stesso sesso potessero crescere un bambino, donargli tutto l’amore di cui avrebbe avuto bisogno. Semplicità e umanità, oltre a un talento sconfinato che spaziava dal canto alla danza all’intrattenimento, sono state le qualità che l’hanno resa ospite gradita nelle case degli italiani.
La televisione italiana
Dopo gli esordi nel cinema, Raffaella, infatti, si cimentò con il piccolo schermo che lanciò definitivamente la sua carriera. Da “Canzonissima” (1970-72, 1974-75), “Mille luci” (1974), “Fantastico” (1982-83), “Domenica in” (1986-87) ai programmi più “personalizzati” come “Pronto, Raffaella?” (1983-85), “Carramba, che sorpresa!” (1995-98) Raffaella Carrà è stata il simbolo della tv italiana. E’ stata il volto di quella televisione fatta bene, nazionalpopolare, sì, ma che sapeva intrattenere senza mai essere banale. La capacità di abbinare temi importanti ad altri più leggeri, storie comuni a ospiti internazionali (era riuscita a far tornare in Italia Diego Armando Maradona) rendeva ogni suo programma un successo in qualunque fascia oraria. I fagioli contenuti nel barattolo, di cui bisognava indovinare il numero, attiravano ogni giorno una media di 4 milioni e mezzo di spettatori. Sono stati un successo anche “Furore” (1997-2001, 2003 2017), il game show musicale condotto da Alessandro Greco (del quale la Carrà fu autrice), e “The voice of Italy” andato in onda dal 2013 al 2016 e dal 2018 al 2019 (nel quale partecipò come coach). Nel 2019 era tornata in tv con “A raccontare comincia tu”, un format costruito intorno a interviste a personaggi noti dello spettacolo realizzate in esterna. Anche stavolta era stato un successo, una perla di eleganza in una televisione a volte troppo gridata.
In copertina foto di Diario de Madrid