Il cuore della Via Lattea emette una radiazione misteriosa, da anni nel mirino degli astronomi come possibile prova dell’esistenza della materia oscura. Questa componente ineffabile del cosmo, che insieme all’energia oscura dovrebbe costituire quasi il 90% della massa presente dell’universo, potrebbe infatti manifestarsi attraverso gli effetti gravitazionali visibili proprio al centro della nostra galassia.
Ma una nuova ricerca coordinata dall’Università di Amsterdam smentisce questa ipotesi. Secondo lo studio, pubblicato oggi su Nature Astronomy, la radiazione prodotta dalla Via Lattea non avrebbe origine dalla materia oscura, ma dalle ‘trottole del cosmo’, le stelle di neutroni che ruotano su loro stesse a velocità vorticose.
Gli scienziati sono giunti a questa conclusione grazie ai dati raccolti dal telescopio Lat (Large Area Telescope) a bordo satellite Fermi, realizzato dalla Nasa con una grande partecipazione di Asi, Inaf e Infn.
È stato proprio Fermi a scoprire, quasi un decennio fa, l’emissione estesa di radiazioni dal centro della Via Lattea. Combinando questi dati con modelli fisici e analisi d’immagini, elaborate da uno strumento d’analisi chiamato SkyFACT (Sky Factorization with Adaptive Constrained Templates), gli scienziati sono giunti alla conclusione che la migliore interpretazione astrofisica dell’eccesso di radiazioni è una popolazione di migliaia di stelle di neutroni.
Si tratta in particolare di pulsar millisecondo, caratterizzate da un periodo di rotazione su se stesse compreso tra 1 e 10 millisecondi. Se quindi questa nuova teoria allontana la risposta al mistero della materia oscura, allo stesso tempo fornisce una nuova chiave per comprendere meglio il comportamento di oggetti celesti altrettanto enigmatici: le rapidissime ‘trottole cosmiche’ dall’origine ancora in gran parte sconosciuta.