Quando Ludwig Feuerbach scriveva “Il mistero del sacrificio o l’uomo è ciò che mangia” stabiliva una relazione fondamentale tra materia e psiche. Lo spettacolo teatrale “La merda”, scritto da Cristian Ceresoli e interpretato da Silvia Gallerano, non ribalta questa relazione, ma contamina la forma della materia con la storia dei 150 anni dell’Unità d’Italia. La materia si compone di show business, di sesso e potere, violenza di genere e tutta una serie di stilemi riconducibili all’ultimo ventennio che ha accompagnato la vita pubblica del nostro paese ad un livello polito ed artistico. Risulta che questa nuova relazione tra materia-Italia e corpo-Italico sia destinata all’autodistruzione, all’antropofagia del proprio essere, per entrare in un ludico vortice auto-celebrativo. Ad aprire il testo è il suicidio del padre, una metafora di perdita delle radici mista ad un riconoscimento patriottico. «Certo che ci vuole coraggio» ripete la Gallerano prima di incominciare ad incarnare questa lezione sull’anima dell’Italia per trasformarsi nel prodotto della sua cultura: libera di essere quella che è, di firmare autografi, concedere interviste e saltare le file al supermercato. “La Merda” – come si legge nelle note allo spettacolo – ha come spinta propulsiva il disperato tentativo di districarsi da un pantano o fango, ultimi prodotti di quel genocidio culturale di cui scrisse e parlò Pier Paolo Pasolini all’affacciarsi della società dei consumi. Quel totalitarismo, secondo Pasolini, ancor più duro di quello fascista poiché capace di annientarci con dolcezza.
Nudo su sgabello. La prima cosa che si vede una volta entrati in platea è la scultura di carne nuda della nostra società con cui la Gallerano ha costruito i pezzi del suo personaggio. Il corpo diviene come un ready made – per esempio “Bicycle Wheel” di Duchamp – dove gli oggetti di uso comune vengono posti su di un piedistallo per assumere ed invertire il valore di opera d’arte. In questo modo il nuovo e piccolo mostro della nostra società contemporanea assume la funzione dell'(anti)eroe. Combatte contro le difficoltà che la separano dai suoi desideri: un corpo accettato dal sistema vigente e la pubblicità come sogno della sua vita. Abiura qualsiasi ipocrisia ed espelle dalla sua mente i più micidiali e fanatici prodotti della cultura italiana. La performance si divide in quatto movimenti – Le Cosce, Il Cazzo, La Fama e L’Italia – attraverso un crescente climax emotivo, supportato dalla mimica e dalla voce di Silvia Gallerano, in grado di rendere affascinare anche i concetti più perturbanti proposti dal testo. Le informazioni, i dettagli incarnati nella memoria, le esperienze sessuali e le aspirazioni professioni, sono donate dalla protagonista con un impeto di forza che contrastano con gli aspetti minimi della messinscena.