Raccontare la vita di poeti tenuti ai margini della società, dare nuova luce ad autori che a tutti i costi anelavano alla bellezza dell’arte e che hanno pagato con l’esilio ed enormi sofferenze le proprie convinzioni. È il filo conduttore di «Quegli Angeli Tristi» lo spettacolo prodotto dal Teatro del Sottosuolo di Carbonia, in cartellone al Teatro AvaNposto Numero Zero.
Un monologo di e con Salvatore Cantalupo tratto dai diari di Andrej Tarkovskij racchiusi nella raccolta ‘Martirologio’ (1970-1986), a cui sono accostati versi del padre Arsenij e, per affinità elettive scritti di alcuni giganti della letteratura come James Joyce e Gustav Meyrink. Assistente alla regia Amelia Longobardi, il montaggio video è affidato a Francesco Albano, datore luci Giuseppina Farella.
In esilio volontario dall’amata Russia, Tarkovskij – famoso per essere l’autore del film di fantascienza ‘Solaris’, realizzato in epoca sovietica e considerato in assoluto, uno dei più grandi capolavori della cinematografia di tutti i tempi – raccoglie nei suoi diari il racconto del suo tormentato percorso di artista alla ricerca della libertà, la fatica di portare avanti il proprio impegno, le difficoltà di resistere alla mercificazione dell’arte di fronte alle ristrettezze economiche e alle limitazioni imposte dal potere costituito, con una forte tensione verso la bellezza e il Divino.
La rappresentazione che l’attore napoletano porta in scena, vuole essere un tentativo di dare luce alla vita di un uomo e di un poeta dai tratti profetici il quale, pur lontano dal figlio, continua a elogiare la vita con speranza e fede: “l’uomo non è stato creato per essere felice – scrive lo scrittore al figlio – Vi sono cose ben più importanti della felicità. La ricerca della verità è quasi sempre un percorso doloroso. Imparare ad accettare la sofferenza, trasformandola nella nostra anima in conoscenza, è l’unico mezzo necessario al raggiungimento della verità“.