Confesso di non conoscere Floriana Porta, né di aver letto una sua poesia. Una ignoranza imperdonabile che si è manifestata dopo aver letto Quando sorride il mare che la Nostra ha pubblicato con l’AG Book Publishing nel 2014. Allora, anche per colmare l’ignoranza di altri, è bene qui presentarla questa poetessa (stavo scrivendo poeta, ma pare che le donne che scrivono versi si offendono quando non le chiami poetesse, ma un giorno dovranno pur farci capire qualcosa), facendo nostro uno scritto riferito alla sua biografia.
Floriana Porta è nata a Torino nel 1975. È poetessa, fotografa, pittrice e collabora con diversi siti e blog letterari. Ha pubblicato cinque libri di poesie e haiku: Verso altri cieli (Edizioni REI, 2013 – e-book); Quando sorride il mare (AG Book Publishing, 2014); Dove si posa il bianco (Sillabe di Sale Editore, 2014); L’acqua non parla (Libreria Editrice Urso, 2015); Fin dentro il mattino (Fondazione Mario Luzi Editore, 2015). I temi principali della sua poetica sono: il tempo, le forze cosmiche e la ricerca dell’essenzialità. Poesie dell’autrice e recensioni alle sue opere sono riportate in riviste e antologie, fra queste: Sogni e visioni (Bel-Ami Edizioni); Luoghi di Parole V (Aletti editore); Verrà il mattino e avrà un tuo verso (id.); Habere Artem XVI (id.); L’indice delle esistenze – I ricordi (id.); Tra un fiore colto e l’altro donato (id.); L’indice delle esistenze – Le stagioni (id.); NeoN-Avanguardie (deComporre Edizioni); Haiku tra meridiani e paralleli (Fusibilia Libri Editore); Poeti Contemporanei della II edizione del Premio Letteratura Italiana Contemporanea 2014, Raccolta Antologica n. 14 Opera Uno e 500 poeti dispersi – vol. VI (La Lettera Scarlatta Edizioni).
Molte sue poesie sono ospitate nei seguenti portali dedicati a libri e cultura: «La Recherche», «Margutte», «Gli Autori», «Centro Studi Aleph», «il Convivio», ecc. Ha collaborato con l’Associazione culturale ed educativa “Cascina Macondo” (che promuove la poesia haiku) e con l’”Associazione Italiana del Libro”. Attualmente collabora con diverse riviste letterarie, con pittori e fotografi. Si occupa anche di design e di paleontologia.
Ritornando al volume Quando sorride il mare, una delle poesie raccolte recita così: «Ed eri mare. Ossia incontro / di spirito e carne ma anche / il luogo di resurrezione. / Enorme palcoscenico / fra gli dèi e gli uomini». È facile dedurre, sin dal titolo, che lo scenario principale di questa poesia, come di tutto il volume, è il mare che si dispiega lungo le sessantaquattro pagine che lo compongono. Fin qui nulla di nuovo. Ma la prima domanda che ci sovviene è in che modo il mare diventa protagonista di queste poesie? La risposta non tarda a definirsi: come incontro di spirito e di carne, come luogo dove la vita risorge. Infatti, la vita non risorge che dall’acqua, dal liquido amniotico, per la precisione delle nostre mamme, come concezione cosmica e spirituale, dell’allusione ad una vita che risorge dalle macerie e si fa liquida, come le parole che inghiotte il mare, attraverso i fasci di luce del sole, rischiarano il nostro cammino. Dice la poetessa, a p. 11, che «Noi viviamo nell’istante / di una forza procreatrice / che abita ogni cosa». E non possiamo che essere d’accordo. Qui si fa l’incontro con lo stesso mare con cui Rilke trovava rifugio e sostanza per vivere: «Quando i miei pensieri sono ansiosi, inquieti e cattivi, vado in riva al mare, e il mare li annega e li manda via con i suoi grandi suoni larghi, li purifica con il suo rumore, e impone un ritmo su tutto ciò che in me è disorientato e confuso». Versi meno nobili, se vogliamo, quelli di Floriana Porta, un po’ accademici, ma non per questo meno accattivanti. Ci colpisce la loro spontaneità e la pienezza di concetti filosofici: «… “Nemmeno un addio / fa ritorno”… “Le mani diventano memoria / mentre scavano / tra le stelle e i ricci di mare”… “dove non c’è poesia, / i sogni si sfasciano”… “nel ventre oscuro / dell’immaginazione”…».
Dunque, la vita primigenia ha la sua dimora in mare, ancora in essere ma ricca dello scenario puro dei fondali. Il mare, l’immenso mare, il compagno mare, inconsapevolmente, forse in sostituzione della ormai catastrofica terraferma protagonista. Il mare: ispiratore di pensieri e di poesie. Anche nella sinossi in 4a di copertina del volume, ci si sofferma sull’importanza del mare nelle sue poesie: «In questa silloge, Floriana Porta trova ispirazione negli elementi del mare per ricreare, con le parole, immagini di poesia, dando così vita a un diario che indaga sui segreti imperscrutabili dei fondali, sulle tracce di antichi oceani, fino a spingersi nelle acque sotterranee, a caccia di fossili marini, per poi tuffarsi “in mari senza un nome”. Cinquantacinque poesie e diciotto haiku – componimenti senza titolo nati in Giappone nel XVII secolo e costituiti da tre versi per complessive diciassette sillabe, di notevole carica espressiva – che ci portano alla riscoperta di memorie incantate e forti emozioni, in un viaggio misto al sogno. E il mare è proprio lì, in fondo al viaggio».
Un viaggio nell’esistenza dell’umanità messa a serio rischio da una vita di sprechi e di indifferenze. E se ancora qualche raggio di sole riesce ad illuminare i nostri animi e le nostre speranze, lo si deve all’immensità e alla “protezione” del mare che, secondo la poetessa, ci regala sempre un sorriso quando siamo tristi, una speranza quando la speranza viene fugata da una società ormai irresponsabile, un sogno quando le parole e l’agire del potere soffocano l’immaginazione per far posto ad una oscura esistenza, facilmente manovrabile da chi è padrone delle decisioni politiche e socio-culturali, «Dove s’intrecciano cineree parole / sul fondo marino, / sentiero di caccia di murene e di squali. / Anche i coralli ascoltano / i suoni vibranti dalle bocche dei pesci. / Invisibili voci che ci avvolgono e ci accarezzano, / in attesa di altri mari e mondi, / sciolte in un plasma di limpida poesia» (Invisibili voci, p. 6), mentre il vento scava passaggi come fa sulla terra, tra praterie variopinte della nostra anima alla ricerca di noi stessi che ormai ci siamo persi da un bel po’.
Insomma, parafrasando una silloge di questo volume di Floriana Porta, “il mare, parole di poesia”, esce dal suo ruolo naturale per “dipingersi su una tela”, un mare sempre più spesso lasciato al proprio destino di solitudine ma che non ci nega la sua compagnia; “un mare pulsante di vita e di materia… negli occhi dei marinai, / occhi lontani sommersi dalle onde”, dove – ci dice Porta – soffocare le nostre paure, un mare che non chiede altro che amore in cambio, come ce lo chiede continuamente la vita. Ma noi siamo sordi ai richiami “impegnativi”, ci facciamo eludere dalle apparenze, da un benessere falsificato, «… dove gli sguardi s’incontrano / nella solitudine di sempre» (p. 52), la più diabolica dei nostri nemici.
Un altro elemento su cui si dipana la poesia di Porta è l’haiku, che ha in Matsuo Basho il primo rinnovatore di questo genere tipico della poesia giapponese, con una forma più raffinata, uno dei quattro maestri riconosciuti, alla pari di Yosa Buson, Isa Kobayashi e Masaoka Shiki: in questo volume ce ne presenta diciotto. L’elemento principale di questi haiku, componimento poetico con cui si sono cimentati anche grandi poeti, tra i quali Borges, Pound e i nostri D’Annunzio, Sanguineti e Zanzotto, è l’istantanea espressività di figure poetiche essenziali, a protezione di un mondo essenziale dove la vita riacquista il suo valore essenziale, o come scrive Roland Barthes, l’haiku (una derivante dal tanka, poesia breve) «racchiude ciò che vedete, ciò che sentite, in un minimo orizzonte di parole». Anche questi haiku hanno la capacità di raccontare in poco spazio, non tanto lo stupore ma la bellezza dei dettagli e dei sentimenti, lasciando un segno nell’animo di chi legge, come nella migliore tradizione del genere. Anch’essi hanno come tema principale il mare, un mare vivente verso il sole, dove la Nostra spinge lo sguardo tra giochi di onda, ascese e discese nell’attesa di un nuovo giorno, «Dentro e fuori / orizzonti di mari / e di parole» (p. 62).