È opinione diffusa che la voce, con i suoi toni e le mille sfumature, spesso dica molto di più dei gesti sulla nostra personalità. Al pari di un’impronta digitale, il timbro vocale ha il potere di identificarci nell’immediato, rendendoci unici.
Già nel 1968, D.W.Addington, nel suo “The relationship of selected vocal characteristics to personality perceptions” aveva associato alle varie tipologie di voce tratti ben precisi del carattere. Senza scendere in tecnicismi come le peculiarità paralinguistiche ed extralinguistiche, porteremo come esempio due tipi di voce con personalità annessa: per Addington la “throatiness” (voce gutturale) identifica negli uomini maturità, sofisticatezza e cura dell’aspetto, mentre nelle donne è sinonimo di rozzezza, mascolinità, scarsa sensibilità ed intelligenza. La “orotundity” invece (voce altisonante) è tradizionalmente abbinata all’uomo creativo, energico, espressivo e tendenzialmente leader, mentre nelle donne è emblematica di un carattere fortemente ancorato al senso estetico.
Non è un caso dunque che la voce possa essere educata al fine di ottenere specifici risultati, non solo esclusivamente artistici come nel caso di cantanti, attori, speakers radiofonici, ma anche per riuscire a rivestire un certo ruolo. Ad esempio nel marketing che implica un rapporto diretto col pubblico, la voce riveste un ruolo fondamentale, nella capacità di persuasione così come nella comunicazione più spicciola. Una voce rilassata ma energica, decisa ma avvolgente offrirà all’interlocutore un terreno gradevole su cui impostare un’interazione priva di attriti.
Ma non bisogna essere esperti conoscitori della psiche altrui per formarci un primo quadro della personalità di chi ci sta parlando. Ovviamente il nostro non è un modo per offrirvi un vademecum dalla precisione matematica sul connubio voce/personalità, ma solo una piccola finestra sul modo in cui si parla: il tono e le pause raccontano sicuramente molto delle emozioni che ciascuno di noi prova. E così:
– Una voce tesa e poco piena, accompagnata da un fraseggio breve, incisivo e privo di pause ci comunicherà subito l’idea di una persona rigida con tendenze colleriche. La rigidità della persona si esplica dunque nella stessa rigidità dei muscoli fonatori.
– Una voce piena di pause, stabilizzata su frequenze basse e priva di armoniche acute è di solito tipica di una persona ansiosa che ripone scarsa fiducia in se stessa. Non è inusuale che l’addome sia contratto ed il collo abbia una posizione non comoda.
– Una voce squillante, ampia e piena di sfumature è frutto di un rilassamento muscolare della gola che permette un rilascio del suono più libero. Abbiamo di sicuro a che fare con un individuo estroverso, sicuro di sè e capace di dominare la conversazione.
– Una voce poco intensa e dai ritmi lenti è indicativa di una personalità priva di slanci ed improntata alla tristezza. La sofferenza che accompagna la vita delle persone tristi è un esempio tipico di come l’atteggiamento si sposti dal carattere all’apparato vocale.