“L’opinione pubblica in Occidente si ferma attonita davanti ai morti di Parigi, ma deve imparare a ragionare freddamente, deve imparare a individuare le radici della malattia per combatterla. E queste radici non stanno nell’intrinseca violenza dell’Islam come farneticano intellettuali e politici e opinion-makers…”. Così lo storico Massimo Campanini aprendo il suo nuovo volume Quale islam? Jihadismo, radicalismo, riformismo in libreria la prossima settimana con i tipi dell’Editrice La Scuola. Al contrario, non si possono comprendere le cause di quanto sta accadendo se non si comincia a rileggere la storia quella lontana e quella vicina: “dal colonialismo, con l’espropriazione violenta della libertà e della cultura dei popoli afro-asiatici (e musulmani) in seguito all’espansione imperialistica” sino “ai disastri provocati dalle aggressioni militari americane in Afghanistan e Iraq tra il 2001 e il 2003 con la liberazione di schegge impazzite che si sono riciclate nell’Isis e hanno costituito il nerbo di un esercito che però ha dovuto avere altri finanziatori”. Né è possibile avere idee chiare “se poi non si inquadra tutto questo nel contesto di una regione per decenni dominata da regimi dittatoriali – per altro sostenuti dall’Occidente che ipocritamente predica una democrazia a suo uso e consumo – che hanno annientato la società civile dei popoli musulmani”. “ E’ questo humus, la propaganda aggressiva di predicatori estremisti, il richiamo al jihad di organizzazioni create e alimentate per fini egemonici da falsi amici (leggi l’Arabia Saudita), l’insipienza strategica dei think-tank euro-americani che ha contribuito a sbilanciare i rapporti di forza nello scacchiere quanto mai volatile del Medio Oriente (leggi la emarginazione dell’Iran), l’esasperazione di settori cospicui di società disgregate, soprattutto giovanili (si pensi alle tensioni delle banlieues parigine, degli slums londinesi) – tutto questo”- afferma Campanini “ fornisce una chiave di interpretazione almeno potenzialmente credibile e non semplicistica anche alla barbarie pianificata di Parigi”. Insomma, la ponderazione degli elementi che compongono questo quadro, la correzione delle storture che ne emergono “sono gli unici veri mezzi per andare alle radici di quello che chiamiamo, con un termine che non spiega nulla, terrorismo”.
“Quale islam? Jihadismo, radicalismo, riformismo”, è opera di uno dei massimi studiosi del pensiero islamico contemporaneo. I fatti terroristici del gennaio 2015 e di pochi giorni fa a Parigi rischiano di evocare equazioni tra Islam e terrorismo, alimentando confusioni culturalmente infondate. Ponendo la domanda Quale Islam? il testo invita il lettore, in modo argomentato e storiograficamente fondato, a comprendere il volto plurale del mondo musulmano, non riducibile a quello jihadista rappresentato da Isis e Al-Qaeda. Un percorso dalle origini delle parole Islam, musulmano, jihad (nella sua dimensione spirituale di lotta interiore) al loro articolarsi nelle divisioni tra Sunniti e Sciiti, alla radicalizzazione dell’Islam politico nell’età del coloniale e post-coloniale, agli scenari contemporanei legati all’ascesa del Califfato. Un’attenzione alla molteplicità delle voci dell’Islam che è insieme segno di rigore e chiarezza. Pagine per capire e distinguere.