Può una pillola migliorare la nostra intelligenza? Questo interrogativo ha stimolato la curiosità e gli studi di molti ricercatori per diversi decenni, i quali sono incessantemente alla ricerca di una soluzione farmacologica ideale capace di trasformare ogni persona in un individuo dotato di elevata intelligenza. In parallelo a queste ricerche, tuttavia, bisogna riconoscere che il concetto di intelligenza si è profondamente trasformato nel corso del tempo. Non si parla più di un’unica intelligenza universale, ma piuttosto di una varietà di intelligenze multiple, ognuna specificamente relativa a diversi ambiti e aree di conoscenza. Per quanto riguarda le smart drug, queste hanno il potere di incrementare temporaneamente le nostre capacità cognitive, ma è importante sottolineare che il loro effetto è solamente transitorio e non permanente.
Cos’è l’intelligenza
Secondo il dizionario della lingua italiana, l’intelligenza è un:
complesso di facoltà psichiche e mentali che consentono di pensare, comprendere o spiegare i fatti o le azioni, elaborare modelli astratti della realtà, intendere e farsi intendere dagli altri, giudicare, e adattarsi all’ambiente
Il termine deriva dal verbo latino intelligĕre che significa “leggere dentro”. In senso assoluto indica la capacità di comprendere bene e con prontezza ciò che si percepisce con i sensi.
Negli anni Ottanta, il neuropsicologo statunitense Howard Gardner, nel suo libro “Frames of mind“, ha teorizzato per primo la multiformità dell’intelligenza individuando ben 9 tipi di intelligenza di cui un individuo può essere dotato:
- Naturalista
- Musicale
- Logico-matematica
- Esistenziale
- Interpersonale
- Corporeo-cinestetica
- Linguistica
- Intrapersonale
- Spaziale
Negli anni Novanta, poi, lo psicologo americano Daniel Goleman ha introdotto il concetto di intelligenza emotiva che ha aperto la strada alle soft skill tanto ricercate nel mondo del lavoro.
Elemento non trascurabile è che, con le nuove teorie, le diverse intelligenze non sono necessariamente innate ma possono essere anche acquisite grazie all’esercizio.
La pillola per l’intelligenza
Parallelamente, la ricerca è andata avanti per trovare la pillola che riesca a farci diventare più intelligenti. Le industrie farmaceutiche hanno sfornato una serie di psicofarmaci che aiutano in caso di malattie neurodegenerative. Le amfetamine, usate per trattare i disordini dell’attenzione e la narcolessia, si sono rivelate efficaci nel migliorare la concentrazione e sono usate da studenti o quanti svolgono lavori cosiddetti di concetto. Le amfetamine, però, non solo hanno un effetto limitato del tempo come ogni farmaco, ma presentano dei rischi e vanno assunte sotto stretto controllo medico.
Le smart drug
Negli anni Duemila abbiamo assistito al proliferare delle cosiddette smart drug. Le smart drug, in italiano droghe furbe, sono mix composti da sostanze naturali o sintetiche che, secondo chi le diffonde, aumentano le capacità cerebrali. Nello specifico aumentano le capacità di apprendimento e la memoria, migliorano le performance fisiche e danno effetti psichedelici con alterazione delle percezioni sensoriali. Anche queste sostanze rappresentano, però, un pericolo. Sono erroneamente ritenute innocue solo perché non compaiono nelle tabelle ministeriali sulle sostanze stupefacenti. Motivo per il quale chi le vende non è perseguibile ai fini della legge.