Fin dalla loro scoperta, le pulsar sono state considerate le più affidabili ‘lancette’ cosmiche: i loro segnali luminosi sembravano infatti così precisi da poter essere utilizzati per scandire il tempo dell’Universo.
Ma col tempo è stato dimostrato che questa regola non è priva di eccezioni, e spesso l’intensità delle più affascinanti lampadine del cielo cambia in modo del tutto inaspettato.
Ora una nuova scoperta realizzata all’Osservatorio di Arecibo, Porto Rico, mostra due nuove pulsar che sembrano comportarsi in modo molto strano: qualche volta sono lì al loro posto, altre volte spariscono per un periodo di tempo anche molto lungo.
Una sorta di part time creativo, che vede questi due oggetti celesti prendere servizio come vere e proprie pulsar solo in determinati momenti.
Il team di ricerca che ha effettuato le osservazioni, coordinato da Andrew Lyne dell’Università di Manchester, ha scoperto i due corpi quasi invisibili praticamente per caso, mentre stava costruendo una sorta di catalogo delle pulsar conosciute (chiamatoPALFA Survey, da Pulsar Arecibo L-Band Feed Array).
Le pulsar sono stelle di neutroni altamente magnetizzate che ruotano molto velocemente su loro stesse. La loro massa corrisponde a circa 500.000 Terre, il che le rende tra gli oggetti più densi dell’Universo. La rotazione delle pulsar sprigiona dai loro poli magnetici un flusso di particelle cariche, generando onde radio che illuminano a intermittenza il cielo – un po’ come il fascio di luce sprigionato da un faro.
“Ma le due pulsar che abbiamo individuato – spiega Lyne – passano istantaneamente dallo stato ON a quello OFF: prima si comportano come pulsar normali, l’attimo dopo spariscono senza alcun preavviso”.
Il motivo di questo enigmatico comportamento rimane sconosciuto, e sarà oggetto di indagine nei prossimi anni.
“Queste pulsar che scompaiono potrebbero persino essere più numerose delle pulsar normali – ipotizza Victoria Kaspi della McGill University in Canada e responsabile del progetto PALFA – e a pensarci bene, potrebbero persino ridefinire ciò che siamo abituati a considerare normale”.