Tra le novità introdotte dal decreto proroghe, approvato lo scorso 29 aprile, ci sono anche le nuove disposizioni sullo smart working per i dipendenti della pubblica amministrazione. La modalità del lavoro agile, strumento entrato in vigore nel nostro Paese a fine anni Novanta ma mai adottato in misura così larga come nei mesi duri della pandemia, continuerà a essere utilizzato. Sarà utilizzato in maniera semplificata fino al 31 dicembre 2021 mentre l’anno prossimo sarà ulteriormente normato in collegamento con i contratti collettivi.
Lo smart working nella pubblica amministrazione
La prima novità introdotta dal decreto in materia di lavoro agile riguarda la percentuale dei lavoratori in smart working. Da oggi, 3 maggio, è abolita la soglia del 50% dei dipendenti. La quota del 50% era nata dall’esigenza di mantenere la maggior parte dei lavoratori lontani dagli uffici e quindi di ridurre il flusso di persone nelle strade e nei mezzi pubblici. D’ora in poi, essendo venuta a cadere questa necessità, il numero dei dipendenti da distribuire tra ufficio e casa sarà flessibile e ogni singolo ufficio potrà calcolare le percentuali in base alle proprie necessità utili a garantire criteri di efficienza. Pur prevedendo, in alcuni casi, un maggior numero di dipendenti negli uffici pubblici, finché le condizioni sanitarie lo richiederanno, dovrà essere garantito il rispetto delle norme anti Covid.
I contratti collettivi e Pola
A partire dal 2022, invece, entreranno in vigore nuove norme sullo smart working che saranno collegate ai contratti collettivi di lavoro. Il lavoro agile dovrà continuare a essere regolato dai Piani Organizzativi per il Lavoro Agile, i cosiddetti Pola. Per le amministrazioni che adotteranno i Pola il lavoro agile dovrà essere svolto in percentuale minima del 15% del personale (contro il 60% del periodo di emergenza).
Il lavoro del futuro o del presente?
Scelto, come dicevamo all’inizio, per rispondere alle esigenze di isolamento sociale imposte dall’avanzata del Covid, il lavoro agile ha portato non pochi benefici alle aziende e ai lavoratori che hanno riscoperto nuove modalità lavorative ugualmente efficienti (se non anche di più). Nuove modalità che hanno apportato benefici, non solo economici, a entrambe le parti. Perché, però, lo smart working diventi davvero il lavoro del futuro è necessario mettere mano a una normativa che inquadri in maniera specifica nuovi diritti come quello alla disconnessione; è necessario che siano regolate le assenze, la questione dei buoni pasto; chiarire se alle lavoratrici mamme sarà riconosciuto il bonus baby sitter. E’ necessario un serio confronto con i sindacati per stabilire le giuste tutele.
In copertina foto di Junjira Konsang da Pixabay