Il Sannio sarà il teatro di uno dei progetti archeologici più interessanti dei prossimi anni. Il progetto in questione assume il nome di Provaci e punta a riportare allo scoperto l’antico borgo medievale di Cerreto Vecchia, l’area più antica del comune di Cerreto Sannita, in provincia di Benevento.
Il borgo di Cerreto Vecchia, dagli stessi archeologi definita come la Pompei medievale, è stato sepolto nel 1688 da un forte terremoto, che oggi viene classificato tra il decimo e l’undicesimo grado della scala Mercalli, la scala che misura gli effetti dell’intensità di un terremoto basandosi unicamente sugli effetti che questo ha sulle persone e sui luoghi colpiti.
Il progetto Provaci, promosso dalla Regione Campania vedrà come protagonisti il Comune di Cerreto Sannita, la Seconda Università di Napoli e Gal Titerno, Agenzia di Sviluppo Locale.
Grazie anche all’intervento di particolari droni che sorvoleranno l’intera area dove un tempo sorgeva il borgo medievale mappando la zona ed eseguendo i rilevamenti che daranno il via agli effettivi lavori di scavo, Cerreto Vecchia verrà riportata alla luce e gli edifici che recuperati saranno restaurati e resi accessibili al pubblico cosi come tutti gli altri reperti che verranno “riscoperti”.
Cosi come illustrato da Paolo Mauriello dell’Istituto per le Tecnologie Applicate ai Beni Culturali del Consiglio Nazionale delle Ricerche (Cnr), il progetto Provaci si articolerà in fasi differenti che avranno lo scopo di individuare l’area di scavo e, progressivamente, riportare alla luce l’intero borgo con lo scopo di far riemergere un’intera città medievale. Il particolare ricorso all’utilizzo di questi droni archeologici permetterà, inoltre, di realizzare una riproduzione in 3D dell’intera area archeologica con una parte dell’antico borgo che sarà ricostruita integralmente.
Per il progetto Provaci, che è stato, di fatto, reso possibile e avviato nel 2009 quando il comune di Cerreto Sannita acquistò l’area interessata con risorse pubbliche della Cassa Depositi e Prestiti, potrà contare su 700 mila Euro di finanziamenti del fondo PON per la ricerca e l’innovazione.