C’erano quelli che esultarono alla caduta del Berlusca da Arcore per le invereconde vicende giudiziarie e c’erano anche quelli che esultarono per l’enorme consenso di Renzi il-nuovo-che-avanza.
C’era una volta l’Italia e c’erano una volta gli italiani, oggi ci sono: un’italietta e degli italioti.
C’è ora un Paese vigliacco, con un governo ed un’ opposizione da ‘social network’. Un Paese dove le beghe hanno preso il posto dei valori e dove tutto ciò a cui si assiste sembra inverosimile e surreale.
Bisogna avere il coraggio di “dire” nella vita e dirlo in faccia a chi è oggetto del nostro “dire”, ma sembra più un buon proposito che una realtà.
Oggi, per esempio, si leggono accorati j’accuse di stupore e indignazione (quanto ha rotto st’indignazione del piffero poi è un altro discorso) per il sindaco di Napoli che consegna la medaglia alla mamma di Ciro Esposito, il tifoso barbaramente assassinato nell’agguato nel pre-finale di Coppa Italia perpetrando una barbarie che viene da lontano e passa per il razzismo, nemmeno tanto strisciante, contro il meridionale, il napoletano, il diverso, l’altro da se.
E così si da la stura a quanto di peggio c’è: ecco venire fuori pennivendoli della prima e dell’ultimora che anelano sarcasticamente (in maniera discutibile) premi per il famoso Genny, a questo punto.
Altri che si affrettano a mettere sull’altro piatto della bilancia altri morti cittadini sottolineando la differenza di trattamento con l’altro povero ragazzo morto per essere stato colpito dai calcinacci staccatisi dalla Galleria cittadina.
Ovviamente, che questo non “c’azzecchi” proprio nulla lo sanno bene pure loro, ma sono troppo presi dall’intento di colpire Luigi De Magistris (che ci ha messo tutto il suo per non farsi benvolere mettendo in pratica la discrasia costante fra i suoi proclami e i risultati ottenuti) che non si lasciano certo prendere dai rimorsi.
Napoli, ma non solo, sta diventando, anzi è già diventata, lo specchio preciso di un Paese in cui ci si straccia le vesti costantemente per il superfluo per tralasciare accuratamente il necessario.
I media si guardano bene dal fare battaglie sociali di alcun genere, se non quelle che “tornano” o s’impregnano di quel bel pietismo che fa audience.
Sempre troppo impegnati ad allinearsi e a prostrarsi e prostituirsi al potente di turno, si sentono esenti anche dall’obbligo di svolgere il proprio ruolo che sarebbe quello di raccontare fatti e non balle.
Morti stradali, stupratori seriali e non, le mille Avetrana, le diecimila Cogne e tutte le ruberie della nostra miseranda classe politica occupano costantemente tutte le prime pagine; nessuno che s’indigni (o anche qualcosa in più che non sarebbe male) o almeno racconti a tutti per far conoscere l’orrore per Gaza o per l’Ucraina o per i mille conflitti su questo globo terraqueo.
Questa politica (non quella di Renzi o di Berlusconi ma quella trasversale e fetida che infesta e infetta tutto e tutti) sta distruggendo l’economia, sta distruggendo quel minimo residuo di welfare ancora in vita, sta facendo a brandelli l’architettura costituzionale di questa povera Italia a colpi di autoritaristici colpi di ghigliottina parlamentare e riforme assurde.
Si sono fatti, si fanno e si perpetuano accordi (Nazzareno) istituzionali per barattare la libertà di uno con le riforme che sanciranno la schiavitù di tutti.
Poi però avremo il referendum, quello democratico imposto da questa costituzione, quella del 1948, per saper cosa volete!
Ve lo hanno concesso, ce lo hanno concesso, come ha sottolineato il ministro Boschi. Grazie!
Avanti fuori, fatevi avanti: progressisti e conservatori, appuntatevi la vostra coccarda che il popolo deve sapere chi fa parte di uno o dell’altro schieramento.
Perchè? Cosa importa? Le riforme s’hanno da fà!
Poi ti giri e senti che c’è chi riesce a sbraitare perchè il Napoli non compra il calciatore “che fa fare il salto di qualità” o perchè il Sindaco va a cena con il Sindaco di New York oppure consegna una medaglia, alla memoria…