Il progetto di alta formazione ‘AgriCultura‘, supportato dall’Unità di ricerca di Palermo dell’Istituto per i beni archeologici e monumentali (Cnr-Ibam), rappresenta un’esperienza particolarmente rilevante per il recupero, la conservazione e la valorizzazione della biodiversità antica nelle aree archeologiche dei territori rurali.
Il prossimo 3 dicembre, presso la sede romana del Crea, si terrà il secondo incontro per la creazione di una ‘Rete della biodiversità antica’.
L’iniziativa è promossa dalla Rete rurale nazionale (Rrn) ed è finalizzata alla costituzione di una rete tra Gruppi di azione locale (Gal) italiani impegnati in attività di ricerca e valorizzazione delle testimonianze botaniche antiche (3.500 a.C.-476 d.C.) e medievali (476 d.C.-1492) all’interno o nei pressi delle aree archeologiche dei territori rurali di riferimento. Il progetto della Rrn si propone di sperimentare e mettere a sistema un approccio interdisciplinare in cui confluiscono archeologia, storia, botanica, genetica, agricoltura, economia, allo scopo di contribuire alla conservazione e all’uso sostenibile della biodiversità attraverso la scoperta e/o la valorizzazione delle testimonianze storico-botaniche dei territori rurali.
La Rrn ha individuato il progetto ‘AgriCultura‘ come un modello da cui partire per la realizzazione di progetti mirati al recupero e alla valorizzazione della biodiversità antica connessa con il patrimonio archeologico. Il progetto di alta formazione ‘AgriCultura’, finanziato dalla Regione Sicilia (Fse 2020) e coordinato dal Crea con il supporto scientifico del Cnr-Ibam di Palermo, attraverso il finanziamento di nove borse di formazione, nasce, infatti, con l’intento di promuovere la valorizzazione integrata del patrimonio culturale e ambientale.
Due borsiste, l’archeologa Giusj Galioto (Cnr-Ibam) e l’agronoma Alessandra Sgueglia (Crea), sono impegnate, in particolare, nello sviluppo di un percorso in grado di mettere in risalto e valorizzare il profondo legame tra natura e cultura all’interno del sito archeologico di Solunto, nel territorio del comune di Santa Flavia (Pa). Adagiato sul fianco di Monte Catalfano, l’abitato sorge nel corso del IV sec. a. C. in seguito alla distruzione, ad opera del tiranno siracusano Dionisio I, del più antico centro fenicio posto sulla costa. L’area archeologica è integrata in un contesto di elevato pregio paesaggistico e ambientale ed è caratterizzata dalla presenza di specie vegetali autoctone mediterranee.
Durante l’incontro, mostreranno il lavoro in itinere svolto nell’ambito del progetto ‘AgriCultura’, il direttore del Crea e coordinatore del progetto, Massimo Mammano e Salvatore Tosi, ricercatore di Cnr-Ibam di Palermo.