Due anni per realizzare il grande progetto di una Pubblica Amministrazione tutta rinnovata, che ponga il cittadino al centro grazie alla rivoluzionaria leva del digitale: una grande sfida per il Governo, gli enti pubblici e le aziende private che lo accompagnano in questa necessaria evoluzione. Al tema caldo dell’Agenda Digitale Italiana e del Digital First FORUM PA 2016 dedica un intero filone di programmazione, con undici convegni, sedici focus ed il grande evento di scenario che apre i lavori della seconda giornata.
Sarà infatti Antonio Samaritani a presiedere l’incontro “Digital first: costruire una vera cittadinanza digitale per cittadini e imprese”, durante il quale presenterà le linee guida del primo Piano Triennale di attuazione dell’Agenda. Un passaggio fondamentale per muoversi dalla fase delle norme e dei progetti a quella della realizzazione piena e fattiva dell’Agenda digitale.
Del resto, come emerge anche dalla ricerca effettuata dall’Osservatorio dell’Agenda Digitale della School of Management del Politecnico di Milano, la copertura economica per realizzare l’Agenda Digitale c’è: il Governo non ha ancora cominciato a spendere gli 1,6 miliardi di euro annui messi a disposizione dalla programmazione europea 2014-2020 per questo tema; una cifra addirittura leggermente superiore rispetto alla stima dei costi prevista dalla strategia di attuazione, che prevede che la PA investa 1,5 miliardi l’anno.
“Due le grandi sfide che ora la PA deve vincere: dapprima riuscire a fare progetti credibili e coerenti per riuscire ad ottenere davvero dalla programmazione europea i soldi che pure ci sono, ma che nessuno ci regala se non siamo in grado di ottenere i risultati che promettiamo. Come sempre quando si parla di innovazione prima si spende, poi si risparmia e si recupera con vantaggio quel che si è investito. E’ poi necessario –spiega Carlo Mochi Sismondi, Presidente di Forum PA– ripensare i processi dalle fondamenta, deve non cedere alla tentazione di fare con i bit lo stesso che faceva con la carta, deve immaginare nuovo modelli organizzativi e nuovi ruoli. Deva aprire ai giovani e alle nuove professionalità capaci di porre ai dati le domande giuste.”.
La situazione ad oggi vede tanti progetti in campo – SPID, Anagrafe digitale, pagamenti digitali, sanità digitale, scuola digitale, cybersecurity– che sono però ancora ai primi passi: per fare qualche esempio, solo otto amministrazioni ad oggi sono attive su Spid di cui solo tre regioni del Nord, e solo 237 sono i servizi effettivamente disponibili. Bene invece sui pagamenti con quasi 14mila amministrazioni aderenti che offrono pagamenti digitali tramite il sistema centrale PagoPA. La scadenza che sembra più ardua è quella per l’Anagrafe Nazionale per la popolazione residente: gli addetti ai lavori nelle Regioni la considerano infatti un obiettivo troppo sfidante per le difficoltà di adeguamento degli enti locali. Il piano nazionale per la Scuola mette al centro il digitale come leva del cambiamento, ma ancora incerti sono alcuni passaggi, come quello fondamentale della formazione degli insegnanti.
Il Piano Triennale si configura dunque come il primo modello sistematico di trasformazione reale, pratica e operativa, della Pubblica Amministrazione. Una trasformazione che deve coinvolgere tutti gli attori in gioco, fermo restando il ruolo della PA come protagonista nella creazione delle infrastrutture dell’innovazione: una trasformazione che non deve essere mera digitalizzazione dell’esistente ma una radicale mutazione, un cambio di paradigma.