(Adnkronos) – Oggi è il Super Tuesday, la mega tornata delle primarie americane in cui si vota in 16 stati: Alabama, Alaska, Arkansas, California, Colorado, Maine, Massachusetts, Minnesota, North Carolina, Oklahoma, Tennessee, Texas, Utah, Vermont e Virginia. La 16esima tornata elettorale è solo dei democratici nei territori americani di Samoa, dove i caucus repubblicani si svolgeranno invece venerdì. Inoltre oggi vengono resi noti i risultati dei caucus democratici in Iowa. Tradizionalmente è considerato, dato il numero elevato di delegati in palio, il punto di svolta della corsa per la nomination per la Casa Bianca, ma quest’anno non c’è nessuna suspense, dal momento che Joe Biden non ha praticamente rivali e Donald Trump ha un vantaggio incolmabile sull’unica avversaria Nikki Haley, che comunque continua a rimanere tenacemente in campo.
Una situazione ben diversa dal 2016, quando al Super Tuesday Trump prese il controllo delle primarie, vincendo in 11 stati, anche se fu sconfitto nello stato con il maggior numero di delegati, il Texas. Anche per Biden, nel 2020, il Super Tuesday fu un punto di svolta, aggiudicandosi 10 stati su 14. Ci sono comunque degli elementi importanti che potranno emergere dalla tornata di oggi. Sul fronte dei repubblicani, la questione principale sarà se Haley dopo il Super Tuesday veramente deciderà di rimanere in corsa, come afferma di voler fare, nonostante il numero molto limitato di delegati finora ottenuti. Per i democratici invece, bisognerà vedere che se in qualche altro stato si replicherà il voto di protesta contro Joe Biden per Gaza in Michigan.
Nonostante la netta vittoria del presidente, le primarie della scorsa settimana nello stato del Midwest, dove vive una nutrita comunità arabo americana, sono state un segnale d’allarme per la campagna di Biden per gli oltre 100mila voti “uncommitted”, una sorta di scheda bianca, per dare al presidente – hanno spiegato gli organizzatori della protesta, tra i quali Rashida Tlaib, la deputata democratica di origine palestinese eletta in Michigan – un segnale riguardo alla necessità di cambiare la politica di sostegno incondizionato ad Israele. Per quanto riguarda il numero dei delegati, né Trump né Biden possono raggiungere oggi il numero magico – 1215 su 2429 per i repubblicani, 1968 su 3934 per i democratici – che assicura la nomination, ma potranno avvicinarsi in modo netto, per raggiungerlo, si stima, a fine marzo.
Le primarie andranno avanti fino a giugno, per poi avere le convention in estate, quella repubblicana che si aprirà il 15 luglio a Milwaukee e poi quella democratica il 19 agosto a Chicago. Gli osservatori prevedono che Trump riuscirà a raggiungere il numero magico il 19 marzo, giorno in cui si voterà in Arizona, Florida (solo per i repubblicani), Illinois, Kansas e Ohio.
Dal campo dell’ex presidente si afferma che il traguardo potrebbe essere raggiunto già il 12 marzo, quando si voterà in Georgia, Hawaii (solo caucus repubblicani), Mississippi e stato di Washington. Secondo lo stratega repubblicano Scott Reed, “il prossimo futuro della corsa sarà incentrato su come Trump tratterà Haley e i suoi sostenitori”, che la repubblicana ha raccolto soprattutto tra moderati e indipendenti, sottolineando che se vuole “riunire il partito, deve trattare Haley con rispetto” che certo non sta riservando, come suo solito, ora all’avversaria che insulta con vari epiteti, l’ultimo “cervello di gallina”.
In tutto oggi sono in palio oltre un terzo del totale dei delegati, 874 di cui 169 solo in California che da quest’anno assegnerà tutti i delegati al vincitore se supera il 50%, abbandonando il sistema proporzionale. Molti altri degli Stati in cui si vota oggi hanno il sistema ‘winner-take-all, cioè chi vince prende tutti i delegati, destinato a favorire Trump, il cui obiettivo è chiudere in fretta il capitolo primarie per dedicarsi alla campagna per novembre. Intanto, come era previsto, la Corte Suprema ha bocciato la sentenza del Colorado che escludeva Trump dalla scheda elettorale delle primarie nello stato per il suo ruolo nell’assalto al Congresso.
“Il giudizio della Corte Suprema del Colorado non può essere confermato, tutti i nove membri della Corte condividono” questa opinione, si legge nella sentenza, che sottolinea quindi che la decisione di confermare l’eleggibilità dell’ex presidente è stata presa all’unanimità. “Grande vittoria per l’America!!!”, ha scritto a caratteri cubitali Trump sul social Truth. —internazionale/esteriwebinfo@adnkronos.com (Web Info)