Brutta battuta d’arresto per i prezzi dei prodotti venduti dagli agricoltori che negli ultimi tre mesi, rispetto a inizio anno, hanno perso il 4,3% del loro valore mentre su base tendenziale hanno ceduto l’1,2%. Lo afferma il presidente della Cia-Confederazione italiana agricoltori, Dino Scanavino, in merito ai dati diffusi oggi dall’Istat.
Nel secondo trimestre 2015 il forte calo ha interessato la stragrande maggioranza delle produzioni agricole, con punte negative soprattutto per i prezzi dell’ortofrutta (-11%) delle colture foraggere (-9,3%) e dei i cereali (-4,3%). Ma anche se si guarda al raffronto con il 2014, nonostante la spinta dell’olio d’oliva (+47%), che però sconta i livelli produttivi dell’ultima campagna scesi ai minimi storici, la flessione è stata trasversale -segnala Scanavino-. Oltre alle foraggere (-29%) e alle patate (-12%), la contrazione è stata particolarmente marcata per la filiera zootecnica, con una perdita dei valori all’origine del 6,4% (-7% per i prodotti animali).
Una situazione allarmante –osserva il presidente della Cia– se si considera che il 2014 era stata un’annata già particolarmente difficile per effetto della crisi, con i prezzi sui campi crollati del 4%. I dati dell’Istat confermano, quindi, che le difficoltà per le aziende agricole ancora non sono alle spalle e che le proteste di questi giorni degli agricoltori provenienti da tutta Europa devono essere ascoltate.
Sono sempre di più i casi in cui le entrate derivanti dalle vendite degli agricoltori non riescono a coprire neanche i costi sostenuti per realizzarli -ricorda Scanavino-. Le difficoltà del comparto delle carni, le incertezze sul futuro per il lattiero-caseario, la crisi russo-ucraina e le sue ripercussioni sull’ortofrutta, delineano un quadro preoccupante che richiede da un lato interventi urgenti per tamponare l’emergenza, dall’altro un progetto organico di politica agraria che possa ridare certezza agli agricoltori e valorizzare il loro impegno e i loro sacrifici.
Mentre sul primo fronte, grazie anche alle proteste degli agricoltori, qualche primo segnale (da valutare alla prova dei fatti) si intravede all’orizzonte, in prospettiva resta ancora molto da fare. Se vogliamo affermare il Made in Italy agroalimentare nel mondo -conclude il presidente della Cia- il rilancio dell’agricoltura deve rappresentare uno dei principali obiettivi dell’agenda economica nazionale e comunitaria.