Secondo l’ultima analisi della CGIA di Mestre, elaborata su dati del MEF, nel 2024 la pressione fiscale per i contribuenti italiani varia sensibilmente da provincia a provincia. Al primo posto si posiziona Milano, con un un’imposta media sui redditi delle persone fisiche di 8.527 euro, seguito da Roma (7.092 euro), Monza-Brianza (6.574 euro), Bolzano con (6.472 euro) e Bologna (6.323 euro).
Le ragioni di questa disparità sono diverse
Innanzitutto, nelle province con i redditi più alti, come quelle del Centro-Nord, è maggiore la concentrazione dei contribuenti con le fasce di reddito più elevate, che subiscono aliquote Irpef più alte. Incide inoltre la presenza di addizionali Irpef regionali e comunali, che variano significativamente da un territorio all’altro. Ad esempio, l’addizionale Irpef comunale a Milano è tra le più alte d’Italia, mentre quella regionale in Trentino-Alto Adige è pari all’1,05%.
Tuttavia, la classifica non tiene conto di tutte le variabili che influenzano la pressione fiscale effettiva. Per esempio, non considera le detrazioni e i crediti d’imposta a cui i contribuenti hanno diritto, né le imposte locali come l’IMU. Inoltre, il dato medio annuo per famiglia non offre un quadro completo della situazione, in quanto non tiene conto della composizione del nucleo familiare e del reddito individuale dei componenti.
Nonostante queste limitazioni, l’analisi della CGIA offre comunque un’indicazione utile per valutare la distribuzione del prelievo fiscale sul territorio italiano.
E in Europa?
Nonostante negli ultimi anni la pressione fiscale sia calata nel nostro paese, al livello europeo l’Italia è ancora nei primi posti in questa speciale classifica. Nel 2023, infatti, solo la Francia, il Belgio, la Danimarca e l’Austria hanno registrato un peso fiscale superiore al nostro. Se a Parigi la pressione fiscale era al 45,8 per cento del Pil, a Bruxelles si è attestata al 45,3 per cento, a Copenaghen al 44,5 per cento e a Vienna al 42,9 per cento. Da noi, invece, ha toccato la soglia del 42,5 per cento.
Tra i 27 dell’Ue, l’Italia si è “piazzata” al 5 posto. La Germania, invece, si è posizionata al 10 con una pressione fiscale del 40,6 per cento e la Spagna al 13 con il 37,8 per cento. La media dei Paesi europei è stata del 40,3 per cento; 2,2 punti in meno della media italiana. Secondo quanto riportato nel Documento di Economia e Finanza 2024, quest’anno la pressione fiscale è stimata al 42,1 per cento del Pil, in diminuzione di 0,4 punti rispetto alla soglia toccata nel 2023.
Questo risultato è ascrivibile al fatto che il Pil nominale è destinato a crescere (+3,7 per cento) più velocemente dell’incremento del gettito fiscale (+2,6 per cento). Pertanto, la pressione fiscale è attesa in diminuzione. Si ricorda, infatti, che la stessa è data dal rapporto tra il gettito fiscale e il Pil nominale.
Pressione fiscale: come varia?
È importante sottolineare che la situazione è in continua evoluzione, anche a causa delle recenti modifiche introdotte dal Governo con la Legge di Bilancio 2024, che hanno ridotto le aliquote Irpef e aumentato le detrazioni per alcuni redditi. Per avere una valutazione più precisa della propria pressione fiscale individuale, è consigliabile consultare un professionista.
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