Chi non ha mai vinto il Premio Nobel per la pace tra Martin Luther King, Madre Teresa di Calcutta, Dalai Lama e Mahatma Gandhi? Sembra una di quelle domande da quiz televisivi e invece… lo è. In qualunque caso la risposta avrebbe testimoniato una grave mancanza, poiché nessuno dei quattro personaggi meriterebbe di essere nel novero dei non vincitori del Premio Nobel per la pace. Tuttavia, la risposta esatta (tra l’altro indovinata dalla concorrente dopo un articolato ragionamento) lascia veramente perplessi.
Premio Nobel per la Pace: the winner is not…
Ebbene sì, è proprio lui: Mahatma Gandhi. Il leader indiano, che ha dedicato la sua vita alla lotta pacifica contro le oppressioni, non ha mai ricevuto il legittimo riconoscimento dalla Fondazione Nobel. Cinque candidature tutte bocciate. Eppure lui è il padre della disobbedienza civile di massa, lo strumento che ha portato l’India all’indipendenza dalla Gran Bretagna. Famose le sue marce, i suoi boicottaggi, condotti con metodi pacifici. La sua figura è stata d’ispirazione ad altri grandi personaggi come Nelson Mandela, Martin Luther King (lui il Nobel lo ha vinto). Quando nel 1989, assegnò il premio al Dalai Lama, il Comitato norvegese intese quella scelta come un parziale riconoscimento al leader indiano ed espresse il suo pentimento per averlo escluso.
L’edizione 2020
Anche la Fondazione Nobel ha scelto, per l’edizione 2020, di organizzarsi in modo alternativo al consueto in risposta alle misure cautelative messe in campo per la pandemia. Il tradizionale banchetto e il concerto che, come da protocollo ormai, seguono la cerimonia di premiazione, non si terranno. La stessa premiazione non si svolgerà a Oslo, bensì nei Paesi d’origine dei vincitori grazie alle Ambasciate. Nuove formule anche per gli eventi della “Settimana del Nobel” che, da tradizione, precedono la premiazione. Per ora, quindi, si attendono i nomi dei vincitori mentre già circolano voci sui possibili candidati del prossimo anno.
Premio Nobel per la pace: i nuovi non vincitori?
E veniamo così a un’altra nota stonata al pari del mancato premio a Gandhi: tra i candidati al Nobel per la Pace c’è Donald Trump. La motivazione, illustrata dal deputato norvegese Christian Tybring-Gjedde (del Fremskrittspartiet, partito populista di destra), risiede nella sua opera di mediazione tra Israele ed Emirati Arabi Uniti, arrivata dopo la soluzione della questione del Kashmir tra India e Pakistan e delle ostilità tra le due Coree. Se la notizia vi lascia perplessi, aspettate di sentire quale altra illustre candidatura si è fatta avanti. Vladimir Putin. Sì, il presidente russo che qualche mese fa si è autoprolungato a vita il mandato politico, accusato a livello internazionale di essere coinvolto nell’avvelenamento di Aleksej Navalnij. In questo caso, non si conosce con sicurezza l’autore della proposta, si vocifera sia Sergey Komkov, presidente della Fondazione pan-russa per l’istruzione. Dal Cremlino prendono le distanze in una nota ufficiale nella quale si legge: “Se il Premio Nobel per la Pace verrà assegnato a Putin, fantastico, se no, non è un problema“. E noi apprezziamo la sportività.