Secondo una ricerca pubblicata sulla nota rivista Nature, osservando il cervello dopo averlo sottoposto a risonanza magnetica si può predire se un bambino ( 6-12 mesi) sarà affetto da autismo. L’esame è attendibile su quei bambini che presentano un elevato rischio di ammalarsi per la presenza in famiglia di un fratello maggiore autistico.
Lo studio in questione che rivela questa sorprendente quanto eccezionale scoperta, è stato condotto presso la University of North Carolina-Chapel Hill coinvolgendo un gran numero di famiglie con un figlio autistico. Gli studiosi, hanno sviluppato un algoritmo, un software in grado di fornire una diagnosi certa nell’80% dei casi.
Dai dati presenti in letteratura, si riscontrano ancora delle difficoltà nell’individuare l’eziopatogenesi di questa patologia. Ciò che appare evidente nella maggior parte dei casi affetti da questo disturbo è che esso si caratterizza per la compromissione dell’interazione sociale e della scarsa empatia nei confronti di un’altra persona imputata ad un deficit della Teoria della Mente, si aggiungono deficit nella comunicazione verbale e non verbale, interessi limitati a specifici oggetti e comportamenti stereotipati. Allo stato dell’arte risultano essere ancora sconosciute le cause che lo determinano, divise tra determinati neurobiologiche e ambientali.
L’autismo interessa una persona ogni 68 nuovi nati, per questo motivo in presenza di un fratello/sorella affetti è necessario effettuare una diagnosi precoce che in genere oggi si fa intorno ai 2-3 anni di vita quando i primi sintomi della patologia iniziano a manifestarsi chiaramente. Grazie a questo studio diventa possibile capire quali sono i neonati che andranno a sviluppare questi sintomi tentando in questo modo interventi precocissimi in un’ottica di diagnosi pre-sintomatica e di prevenzione della malattia in bambini ad alto rischio.