Se il vilipèndere è l’azione inflitta non soltanto a una persona quanto e soprattutto ad una tradizione culturale, ovvero a un bene immateriale in cui si riconosce una comunità territoriale, non c’è dubbio allora che di vilipendio si è macchiato chi ha prodotto e affisso manifesti in tutta la città di Pozzuoli. Con l’aggravio di proporsi con intenti educativi che risultano del tutto errati.
Lungo la città si ostentano espressioni che scherniscono la lingua napoletana andando ben al di là di forme della grafìa scorretta, tanto da evincersi offensive e ingiuriose. E valga il vero. Sia l’Ente locale che ha promosso e dato committenza dei predetti manifesti, sia la ditta che poi ne ha fornito esecuzione, non potevano ignorare che si tratta d’una lingua assai diffusa ma pochissimo studiata.
Se l’operazione aveva come scopo quello di educare i cittadini alla fruizione di contenitori per differenziare l’immondizia e a esprimersi in maniere più garbate, che poteva esserci di peggio degli avvisi in una “lingua spazzatura” e “urlata”? A tutta prima, inoltre, incomprensibile ai nativi e ancor di più ai turisti. Si additano al pubblico ludibrio attestazioni di ataviche inculture in cui cotanto ingegno si esibisce in cafonaggini private e istituzioniali.
D’altra parte accade che le forme odierne del potere più non vengano discusse. Semplicemente sono messe in scena, offerte a spettatori negligenti, convocati per il puro sfoggio d’inestetiche attrazioni popolari. Stolto è l’uomo di cultura che s’interroghi sul senso di coinvolgervi la bella lingua nostra, resa oscena per mostrare un interesse senza veri fondamenti, un gioco di prestigio per sorprendere la gente, titillarne le passioni più profonde.
Operazione, questa del Comune di Pozzuoli, tanto povera di senso da non cogliere gli scopi educativi cui mirava, né la comicità raggiunta spesso dal parlar guittesco degli irriverenti attori delle parodìe napoletane. Men che meno l’amministrazione si rivela premurosa d’insegnar la lingua scritta, in quanto essa l’ha esibita a utenti non in grado di capirla, analfabeti come sono del napoletano, e tutt’al più costretti a decrittare le scempiaggini dei testi pubblicati.
Se davvero le intenzioni della iniziativa avevano uno scopo pedagogico occorreva, in primo luogo, che i messaggi si scrivessero con l’ortografia di cui si dimostrano capaci i pochi, autentici cultori della nostra bella lingua. Quegli stessi che continuano ad averne amore e cura. Sono loro gli unici custodi, trascurati dai politici locali, dell’idioma che l’Unesco ha dichiarato patrimonio da tutelare non solo per l’Italia ma per il mondo intero.
Noi sappiamo bene che tra i principî fondamentali della Costituzione della Repubblica italiana c’è la pari dignità riconosciuta ad ogni lingua e dunque, a maggior ragione, a quelle regionali che, al contrario, vengono ignorate dalla miope politica dello Stato e delle amministrazioni in àmbito locale. Anche a Pozzuoli si dà segno del disprezzo in cui è tenuto il proprio idioma e di cui dà testimonianza pur l’ignavia degli stessi locutori verso scritte deturpanti poste in bella mostra quali arredi urbani.