La povertà alimentare in Italia colpisce un numero sempre crescente di giovani la cui vita risulta molto condizionata anche da un punto di vista sociale. Avere, anche da piccoli, consapevolezza delle grandi difficoltà economiche della propria famiglia, imparare a rinunciare ai cibi preferiti o troppo costosi e vedere riempirsi il frigorifero solo con i pacchi degli enti di assistenza alimentare, non praticare sport, ridurre o eliminare le uscite con gli amici e le occasioni di socialità, fino a tenere la paghetta mensile come risparmio da dare ai genitori nei momenti di crisi.
Ragazze e ragazzi abituati a cavarsela che tra vergogna, delusioni, tristezza e ansia non perdono però la speranza in un futuro positivo sono i protagonisti del rapporto “Cresciuti troppo in fretta” lanciato oggi da ActionAid. Un’indagine della povertà alimentare osservata dalla prospettiva degli adolescenti tra 11 e 16 anni di età che vivono in famiglie che si rivolgono ad enti di assistenza a Corsico e Baranzate, in provincia di Milano, e a Siena. Un fenomeno strutturale che con la pandemia Covid-19 ha subito un’accelerazione e si è sommato all’impoverimento già in corso. I “nuovi poveri”, famiglie che nonostante il lavoro, o la sua perdita e precarizzazione, si sono trovate improvvisamente in condizioni di indigenza e che con l’attuale crisi economica rischiano di crescere ancora. I più esposti sono i minori, soprattutto quando vivono in famiglie con più figli, e le persone straniere.
Povertà in Italia e adolescenti: quando mancano soldi e cibo
Crescere in fretta di fronte alle difficoltà economiche. È una matura comprensione e accettazione della realtà quella che traspare dalle risposte di ragazze e ragazzi, un senso di responsabilità eccessivo per la loro età, chi è più consapevole, infatti, esprime anche reazioni emotive più orientate verso la tristezza. Adolescenti che riconoscono quando è necessario fare delle rinunce e limitare desideri, fino a risparmiare ogni euro e mettere i propri soldi da parte per future spese. Oppure preoccuparsi per i propri genitori e la loro salute.
Ma il cibo non assolve solo una funzione materiale, in adolescenza poter uscire con gli amici o invitarli a fare merenda a casa, mangiare insieme una pizza, significa poter vivere una socialità come gli altri, non sentirsi esclusi, anche se non manca la solidarietà tra coetanei.
Gli effetti psicologici rilevati della povertà alimentare sugli adolescenti sono molteplici: montagne russe di emozioni che oscillano fra tristezza, sentirsi arrabbiati, delusi e alla fine, comprensivi di quanto fanno i genitori per loro. Ad aggravare le emozioni negative è stata la costrizione vissuta con la pandemia, a causa della quale alcuni si sono definiti depressi. Nonostante tutto, non hanno però perso la speranza. Alla domanda diretta su come vedano il proprio futuro, nessuno degli intervistati ha dato risposte pessimistiche e vedono sé stessi da grandi con positività.
Quanti vivono in povertà alimentare?
Sono 5.6 milioni le persone che soffrono di povertà assoluta in Italia nel 2021 registrate dall’Istat. Ma la povertà assoluta non basta a definire la povertà alimentare che è composta da molte dimensioni: mancanza di accesso a cibo adeguato e di qualità, stress e stigma che genera il vivere in una condizione di costante bisogno e precarietà, restrizioni delle occasioni sociali legate al cibo, sacrificate dalla mancanza di risorse. Bisogni e vissuti immateriali che producono conseguenze negative significative anche sul piano del benessere psico-fisico, soprattutto nei più giovani. Secondo i dati EUSILC, indicatore di grave deprivazione materiale, almeno 5 milioni e mezzo di persone oggi in Italia non possono permettersi di mangiare regolarmente un pasto proteico (con carne, pesce o un equivalente vegetariano).
Nel 2022, solo la punta dell’iceberg si è rivolta agli enti di assistenza: circa 2 milioni e 856 mila persone (AGEA, il programma di aiuti alimentari del FEAD), la cifra più alta dall’inizio della pandemia, che però rappresentano la metà di quanti soffrono la povertà alimentare. Restano fuori dalle statistiche ufficiali quanti vivono al limite e rischiano di scivolare verso il disagio economico grave, anche a causa di spese improvvise, aumento dei prezzi, crisi energetica e rincari delle bollette di luce e gas. Come raccontano le famiglie intervistate del campione selezionato1 in cui il 74% è in ritardo con le bollette, l’87% non può affrontare spese extra e impreviste, il 42% dichiarano di non potersi permettere un pasto adeguato per sé e i propri figli.
Le raccomandazioni di ActionAid
ActionAid ha stilato una serie di raccomandazioni al Governo e al nuovo Parlamento utili a introdurre le misure necessarie ad affrontare strutturalmente la povertà alimentare. A prevenzione del fenomeno è necessario che siano sostenuti: gli strumenti di sostegno al reddito, la mensa come servizio essenziale, e introdurre l’uso di voucher alimentari. ll nuovo Fondo Sociale Europeo Plus (FSE+) prevede la possibilità di affiancare all’erogazione alimentare anche quella di buoni o carte, in forma elettronica. ActionAid chiede al Ministero delle politiche Sociali e del Lavoro di attivare questa possibilità avviando progetti pilota per valutarne le modalità, i target e le relative risorse.
L’indagine ha visto la collaborazione di cinque realtà, quattro delle quali impegnate sul fronte dell’assistenza alimentare, una quinta sul sostengo alle famiglie straniere e al doposcuola per i figli: a Corsico con l’associazione La Speranza e a Baranzate con l’APS la Rotonda, a Siena con Caritas Diocesana di Siena, del circolo Arci di Ravacciano e della Corte dei Miracoli. La ricerca ha ricevuto supporto dalla Fondazione Monte dei Paschi di Siena.