La povertà giovanile è una realtà da non sottovalutare. Secondo gli ultimi studi di Eurostat, un giovane italiano su 4 tra i 15 e i 29 anni (poco meno del 25%) è a rischio povertà. L’Italia si trova al di sopra della media europea che si ferma al 20%.
Povertà giovanile, cosa vuol dire?
La povertà giovanile indica la condizione in cui si trovano i giovani che sono privati di risorse economiche, sociali e culturali sufficienti per accedere alle opportunità della vita e per realizzare i loro progetti di formazione, lavoro e autonomia. Questi giovani possono essere esclusi dal sistema scolastico, dal mondo del lavoro o dalla società nel suo complesso, e possono trovarsi in condizioni di precarietà abitativa, sanitaria e affettiva. La povertà giovanile rappresenta quindi una sfida per l’integrazione sociale e per lo sviluppo sostenibile della società.
Cosa ci dice Eurostat?
Nel 2021 il tasso di rischio di povertà nell’ Ue – spiega Eurostat nel suo ultimo studio – è stato più elevato per i giovani di età compresa tra i 15 e i 29 anni rispetto alla popolazione totale (20,1% rispetto al 16,8%; una differenza di 3,3 punti percentuali). Un dato certamente preoccupante se poi notiamo che nello stesso studio arriva anche il preoccupante dato italiano che è ben al di sopra della media con il suo 25%.
Povertà giovanile: rischi e tassi
Nel 2021 il tasso di rischio di povertà nell’ Ue – continua Eurostat – è il più elevato per i giovani di età compresa tra i 15 e i 29 anni rispetto alla popolazione totale (20,1% rispetto al 16,8%; una differenza di 3,3 punti percentuali).
Sempre nell’Ue nel 2021 il tasso di grave deprivazione materiale e sociale tra i giovani (sempre di età compresa tra i 15 e i 29 anni) è stato del 6,1%, mentre il tasso di deprivazione materiale e sociale tra la popolazione totale (tutte le persone che vivono in famiglia) è leggermente più elevato, pari al 6,3%.
Delucidazioni da parte di Eurostat
Per ’deprivazione’ si intende non avere la capacità di far fronte a spese impreviste o di permettersi di pagare una settimana di ferie fuori casa. Ma anche la capacità di far fronte agli arretrati (su mutuo o affitto, bollette). Eurostat valuta anche la capacità di permettersi un pasto a base di carne, pollo, pesce o vegetariano equivalente a giorni alterni o di mantenere la casa in modo adeguato. Nonché avere a disposizione un’auto per uso personale.