(Adnkronos) – Il ministro dell’Università e della Ricerca, Anna Maria Bernini, in merito alle dichiarazioni della professoressa Donatella Di Cesare sulla scomparsa dell’ex Br Barbara Balzerani, ha avuto più contatti telefonici con la rettrice della Sapienza, Antonella Polimeni. Il ministro, riferiscono fonti del Mur, ha condiviso lo sconcerto espresso dalla rettrice anche alla luce della storia dell’Ateneo romano che ha pagato un prezzo molto alto durante la tristissima stagione del terrorismo e ha giudicato pericolose le parole della professoressa Di Cesare e inconciliabili con la responsabilità dell’insegnamento.
In un post pubblicato su X la docente commemorando la brigatista morta aveva scritto: “La tua rivoluzione è stata anche la mia. Le vie diverse non cancellano le idee. Con malinconia un addio alla compagna Luna” “Ho pubblicato questo post subito dopo aver saputo della morte della Balzerani, questa bufera che si è sollevata mi ha sconcertato”, ha affermato all’Adnkronos Donatella Di Cesare.
“Non ho mai condiviso i metodi violenti, tutto quello che ho fatto o scritto, e il mio stesso insegnamento, dimostrano la mia più assoluta lontananza. Ritengo sia importante, sempre, il confronto aperto, democratico: nulla si risolve con la violenza”. Nel post “ho ricordato quella trasformazione radicale che molti di noi volevano negli anni ’70, un mondo diverso senza ingiustizie e senza guerre”.
Del resto, “ho molta difficoltà a stigmatizzare gli anni ’70 come anni di piombo perché c’è stato in Italia molto altro – continua – Ma nulla si risolve con le armi e con la violenza e l’ho detto più volte, anche intervenendo contro la guerra. Ho ricordato quel cambiamento che molti volevano, semplicemente questo.
Se lo ho poi cancellato è perché ho visto che non solo veniva frainteso ma veniva anche utilizzato per scatenare una polemica: mi inquieta se ci sono esponenti politici o di partiti che vanno in cerca di pretesti per colpire alcune persone in particolare o quelli che la pensano diversamente”.
A chi contesta la mancata distanza dai metodi usati dalla Balzerani e dagli altri brigatisti in nome di quella agognata trasformazione radicale, Di Cesare risponde: “Ho usato la parola ‘vie’, sinonimo di metodi”, proprio per questo motivo.
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