Dal 1 luglio è necessario dotarsi di apparecchiature Pos per l’accettazione di pagamenti elettronici. È scattato in questi giorni, infatti, l’obbligo per professionisti e imprese, di accettare varie forme di pagamento elettronico per gli importi superiori ai 30 euro: sì a bancomat, carte di credito e debito. Per adesso nessuna sanzione per gli inadempienti. I cittadini potranno chiedere di effettuare il pagamento mediante Pos ma in caso di rifiuto ad esempio del commercialista non potranno tuttavia né rifiutarsi di pagare in altro modo né tantomeno omettere di denunciare il professionista. Questi, però, al momento non subirà alcuna sanzione. Non solo. Il cliente dovrà comunque pagare il servizio offerto in quanto si configurerà la fattispecie della mora del creditore: la mancanza del Pos non libererà il debitore dall’obbligazione.
La ratio del decreto “crescita bis” 179/2012 che inizialmente aveva diretto l’obbligo a quanti fatturavano più di 200mila euro l’anno e poi lo ha esteso a tutti (artigiani, commercianti, imprese e studi professionali) per i pagamenti superiori ai 30 euro, è quella triplice di agevolare la diffusione della moneta elettronica, combattere l’evasione fiscale consentendo la tracciabilità dei pagamenti e al tempo stesso semplificare la vita ai consumatori.
Il punto critico di questa manovra riguarda i costi che le aziende dovranno sopportare. Volendo citare un esempio della Cgia di Mestre, un’impresa con 100mila euro di ricavi annui si ritroverà un esborso di 1200euro annui tra Pos, canoni e percentuale di commissione sull’incasso.
Altro scoglio è l’esistenza del costo a forfait che rende, per i piccoli importi, questo mezzo di pagamento antieconomico. Molti sono poi i settori di attività a basso margine di redditività che il provvedimento rischierà di schiacciare. Fortunatamente la legge istitutiva prevede, che, con uno o più decreti successivi del Ministro dello Sviluppo Economico, di concerto con il Ministro dell’Economia e delle Finanze e la Banca d’Italia, possano essere disciplinati (e quindi ridiscussi) importi minimi, modalità e termini.
Tra le varie proposte avanzate, anche da Confartigianato, c’è non solo quella di innalzare l’importo minimo superato il quale scatta l’obbligo di accettare pagamenti elettronici ad almeno 50 euro. Gli obiettivi, condivisi anche dagli altri sindacati, sono quelli di preservare una certa gradualità nell’estensione dell’obbligo, escludendo almeno fino al 2015 quanti abbiano avuto un fatturato nell’anno precedente inferiore ai 500mila euro e poi successivamente a 250mila euro. Non da meno sarà il peso dei costi di gestione delle imprese che dovranno essere abbattuti mediante sgravi o crediti di imposta.